Dove sono finiti i milioni destinati alla messa in sicurezza della “Zona rossa?”. A chiederselo è il sindaco di Sant’Anastasia che per arrivare in fondo a questa vicenda ha deciso di denunciare l’ex governatore della Campania, Antonio Bassolino, e le sue giunte di allora, in particolare quella che nel 2003 decise di approvare la legge 21 per l’istituzione della “Zona rossa”, appunto, legge, volta a tutelare gli abitanti dei 18 Comuni dell’area a rischio Vesuvio, incrementare l’esodo dei residenti e creare vie di fuga in caso di eruzione del Vesuvio. Molti progetti ideati allora non sono mai diventati realtà. Ecco allora l’intervento a riguardo di Carmine Esposito, che annuncia la sua decisione di adire alle vie legali contro le passate giunte regionali di centrosinistra. A comunicarlo è proprio Esposito, attraverso il social network Facebook. “Ho dato mandato all’avvocato del Comune per diffidare o denunciare la giunta Bassolino”, scrive il primo cittadino anastasiano, dal profilo ufficiale, “Vogliamo sapere le centinaia di milioni di euro per la messa in sicurezza del nostro territorio in seguito all’approvazione della cosiddetta zona rossa dove sono finiti. Le amministrazioni comunali che si sono succedute dal 2003 in poi ne sono alla pari responsabili! Il Pd, quello che ne resta, invece di esercitarsi nello sterile comportamento polemico ed in verità diventato anche patetico, si adoperi come facciamo noi”. Continua, dunque, la lotta del sindaco contro quello che ha sempre considerato un vincolo limitativo per la città, per il cui “ridisegno” si sta battendo già da prima di essere eletto. Una battaglia che ha portato ad ottenere che del Piano Paesaggistico Regionale discutesse nella Commissione Urbanistica della Regione Campania.
Dal momento in cui si è insediato, Esposito si è battuto per due obiettivi, il primo per ottenere tutti i benefici previsti dalla legge regionale 21 a favore del riassetto del territorio, a favore delle attività produttive, a favore del turismo, a favore della vivibilità e della crescita del paese. Il secondo aspetto, invece, riguarda quello di insistere perché fosse cambiata la legge 21, che individua, in rapporto al reale rischio di eruzione, la zona rossa con i confini geografici e non nei confini scientifici.
Le motivazioni che hanno spinto Esposito in questa battaglia, lui le ha spiegate più volte, e sono tese “a mettere in sicurezza il paese dal rischio Vesuvio e farlo uscire dalla condizione di enorme svantaggio derivante dalla mancata applicazione, ormai storica, di tutti i benefici previsti dalla stessa legge 21. C’è bisogno di un segnale forte da parte regionale verso i comuni vesuviani e la politica non può più essere cieca e disertare il consiglio regionale perché non si ha il coraggio e la responsabilità politica di risolvere il problema dei paesi della “zona rossa”, che pretendono invece una soluzione certa e inequivocabile”.

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