NAPOLI. Attraverso il fermo immagine crea arte, illustrando i personaggi della nostra epoca, della nostra storia recente, donne e uomini, capaci di fermare il tempo. Fermati in pose nello scatto unico dell’artista, capace di dare un’anima alla visione fermata, nella perenne dualità di “ essere e non-essere”. Il risalto delle ombre nel gioco di ruoli di chi guarda e chi osserva. Nel piacere del creare “unicità” rendendoci partecipi,non distanti dai soggetti immortalati nella loro “immortalità”, è il lavoro artistico che riesce a creare Augusto De Luca, fotografo contemporaneo..
Come nasce Augusto De Luca fotografo?
“Negli anni ‘70, per la maggiore, o si faceva parte di un complesso musicale oppure ci si dilettava in fotografia. L’amico Fabio Della Sala, aveva una camera oscura,fu dopo averla visitata,veder venir fuori, l’immagine sulla carta bianca dalla bacinella,il rimanere affascinato,capii il voler “creare”attraverso le immagini il concetto di perfezione. Iniziai a fare i primi scatti, furono gli amici Lucio Amelio e Vittorio Lucariello (di Spazio Libero) a notare il fascino dei miei scatti, per una prima esposizione. A cui partecipò Giuseppe Alario di NUOVA FOTOGRAFIA. Mi ritrovai a Milano, con Gianni Cesarini, per esporre alla Galleria “IL DIAFRAMMA” di Lanfranco Colombo. Poi è stato un susseguirsi di eventi e mostre”.
Qual è stata la sua prima foto?
“La mia prima foto, è stata la Pedamentina di San Martino, su calata Belvedere a Napoli”.
Cos’è la fotografia per lei?
“Il momento in cui riesci a creare. Il fermare l’animo attraverso l’immagine dell’obiettivo,come il riflesso interiore. Un Trade d’Unione tra me e il soggetto-oggetto. Nella doppia ricerca tra ispirazione e sensazioni interiori”.
In una sua intervista ha detto:” Vorrei fotografare il Papa, nelle sue stanze”. Le chiedo qual è il suo rapporto con la fede?
“Intenso. Sono profondamente credente e praticante. Amo Gesù Cristo e senza di Lui non avrei la pace interiore. Motore del mio essere”.
Cosa ricerca nella fotografia?
“Esperienza, intesa come la visione dell’arte, l’intensità, il risalto dell’insieme”.
Mi può parlare della foto che più l’ha coinvolta?
“In verità, direi l’ultima. Quella è che mi affascina di più come la nascita. Per esempio, immaginare la nascita di un figlio, anche avendone altri, ma l’ultimo arrivato ha sempre più bisogno di maggiore cura”.
Qual è la sua visione di futuro?
“In generale il futuro, in chiave ottimistica, direi il cambiamento, della società meno egoistica e più densa di umanità, per un benessere collettivo”.
Le sue prossime iniziative?
“Vari stage a Roma e Napoli. Sto “raccimolando”, i miei ritratti storici, dei vari personaggi donne e uomini, per un libro, di personaggi contemporanei che hanno fatto la storia di Napoli”.
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