“Un’auto targata Sud”, il documentario presentato al Napoli Film
Festival realizzato da Giuseppe Pesce e Aldo Zappalà e prodotto dalla
Rai. “Un’auto targata Sud” prodotto dalla Rai.
Il documentario racconta la storia dei gloriosi stabilimenti Alfa Romeo di Pomigliano, attraverso il contributo di testimoni eccellenti dell’epoca. Al centro c’è l’Alfa Sud, primo veicolo prodotto a Pomigliano dall’Alfa Romeo e che doveva rispondere alle esigenze di mercato di allora che, rispetto agli standard della casa Lombarda, chiedevano un’auto più economica per le famiglie.
“A bordo” di questa discussa auto, il film documentario attraversa gli intrecci politici e gli scontri sindacali che a Pomigliano hanno caratterizzato gli anni successivi al boom economico.
C’è posto anche per il profilo storico, quello dell’Alfa (Anonima Lombarda Fabbrica Automobili) che appena nata ebbe subito problemi finanziari, viene raccontata la storia del suo “salvatore”, l’imprenditore napoletano Romeo, che rilevò l’azienda e scelse di iniziare a costruire i suoi aerei proprio a Pomigliano d’Arco impiantandovi il primo insediamento “Alfa Romeo Avio” della storia. Poi la nazionalizzazione ad opera del Regime Fascista e gli anni del boom economico che diedero un po’ di serenità finanziaria alla fabbrica automobilistica.
Nel documentario appaiono i protagonisti della storia dello stabilimento pomiglianese, soprattutto degli anni 70-80, alla fine dei quali, lo Stato Italiano mise in vendita lo stabilimento Alfa Romeo di Pomigliano Era l’epoca delle privatizzazioni statali, e l’Alfa Romeo, dopo i flop dell’Alfa Sud e dell’Alfa Arna era ormai in bancarotta. Lo Stato, attraverso il ministro alle partecipazioni statali Gianni De Michelis, anch’egli protagonista del documentario, ricevette la proposta dall’americana Ford poi scavalcata dalla Fiat. E’ proprio la vicenda della trattativa con la Ford ad attualizzare questo documentario proiettandolo alle difficoltà dei giorni nostri: in quegli anni a Pomigliano si giocò un’importante partita per l’industria automobilistica italiana. La Ford (tramite l’Alfa Romeo) tentò di entrare in un mercato dominato tutt’oggi dalla casa torinese, ma equilibri politici e finanziari fecero mancare l’obiettivo “svendendo l’Alfa all’Avvocato Gianni Agnelli” e perdendo l’ultima opportunità di rilancio del settore automobilistico italiano.
Al margine della proiezione è stato possibile fare un confronto con la grave condizione in cui versano attualmente gli stabilimenti automobilistici pomiglianesi. E’ Vincenzo Barbato, ex sindacalista e protagonista del documentario, ad esprimere, con il senno di poi, il suo più grande rammarico: << io e il mio sindacato avremmo dovuto sollecitare di più la politica nazionale, anche ricorrendo ad atti di forza, affinché l'Alfa Romeo venisse venduta alla Ford anziché regalata agli Agnelli, che erano interessati più all'esclusione degli americani dal mercato italiano che all'acquisto delle fabbriche di Pomigliano ed Arese. L'Italia avrebbe avuto un grande bisogno di concorrenza nel mercato dell'industria automobilistica, invece per ragioni politiche si è preferito lasciare il monopolio alla Fiat >>.
Enzo La Gatta ex operaio della fabbrica pomiglianese e fondatore del “collettivo Nacchere Rosse”, ci spiega con toni molto duri perché l’Alfa Sud mancò l’occasione di sviluppo industriale di questo territorio: << Quello di Pomigliano è sempre stato uno stabilimento altamente politicizzato e mi riferisco alle assunzioni clientelari che imperversavano nel nostro ambiente. L'assenteismo perpetrato era una delle conseguenze di questo fenomeno che ha sempre rallentato la produzione e la qualità. I politici e gli Agnelli hanno finito per far sembrare il lavoro qui al sud come una concessione: da una parte le raccomandazioni e dall'altra il ricatto della Fiat “o fate come dico o me ne vado da Pomigliano”. Questi sono i fattori comune che congiungono gli anni 70 ad oggi. Prima c'era Gianni Agnelli ora c'è Marchionne, entrambi hanno sempre tentato con il ricatto del lavoro a dividere la classe operaia, e ci sono riusciti. Dividi et impera.>>.
Per Giuseppe Pesce, regista del documentario, quella del Napoli Film Festival è stata una grande occasione di visibilità: << La nostra realizzazione è stata già trasmessa da “La Storia Siamo Noi” su Raidue qualche mese fa ed ha totalizzato oltre due milioni di spettatori, su internet è stato visualizzato da oltre duemila utenti e, in attesa delle premiazioni a questa kermesse, cercheremo di portarlo nelle scuole, nelle associazioni e nelle piazze di quel territorio che ha vissuto queste vicende e forse ne ha smarrito la memoria>>.
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