Siamo tutti colpiti da queste feste natalizie con le diverse canzoni che ci arrivano dall’esterno e che, se non in armonia con quelle che ci cantiamo tutti i giorni dentro, appaiono a tratti straniere, non più italiane.
Siamo quasi disabituati a seguire i costumi di questo paese che fa delle giornate comandate il caos tra le strade.
E tra il festival di Sanremo, piuttosto che il palo di Siena e il Natale cambia poco, se non fosse che per le sue date.
Ciononostante, ci si lascia andare ai suoni delle trombe del regno in festa e scendiamo tutti per strada a cantare, a spendere le giornate diversamente da ieri o da domani, sempre più simile al nulla, al niente da festeggiare.
Come se in piena guerra per un pezzo di pane improvvisamente e schizofrenicamente, senza avere un esame di realtà, un gruppo di persone tra le bombe e i feriti si mettesse, vestiti da elfi, a suonare le zampogne, ciò è paradossale, è ingiusto, è antipensiero concreto.
Ci hanno tolto persino il sogno di babbo natale direi, ci hanno tolto il gusto di guardare le luminarie per le strade, ci han levato la stella cometa dal cielo i re magi del parlamento che continuano a portare nei loro sacchi veleno.
Cosa comprare sotto l’albero? Ma assolutamente nulla, se solo facessimo viaggiare con la fantasia i nostri figli viziati di tutti i giorni tra le strade della Syria e lì gli diremmo, ecco chiedi adesso il tuo regalo, direbbero non voglio nulla, sono nauseato da voi grandi che create scissioni nella mente.
E l’educazione all’aggressività è il minimo che possiamo aspettarci come risultato in questi giorni natalizi, non è più nemmeno una notizia che adolescenti si ammazzino tra loro per le questioni del nulla, della noia, del vuoto.
Non possiamo certo dirci più auguri, ci proviamo anche e lo facciamo per restare a galla, e c’è chi si ritrae nelle sue camere di solitudine preferendo il silenzio al festeggiamento, non c’è nulla da giudicare, tutti hanno diritto a guardare ciò che in realtà sono queste feste di natale, ma tutti abbiamo il diritto di scendere tra le strade, ancora e sempre e cercare di fermare queste inutili guerre, cantando le nostre canzoni più belle, dopo, soltanto dopo.
d.ssa in Psichiatria Teresa Petrarca
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