Giovedì, 25 novembre 2021, ore 15:30, nella Sala “Telesco-Izzo” della UILtrasporti Campania, in P. le Immacolatella Nuova n.5, – Napoli, si è tenuto l’evento “Fa L’Omm… Rispettala!” dedicata alla giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Organizzato dalla UILtrasporti e dal Coordinamento delle Pari Opportunità della Campania.
Sono intervenuti:
Antonio Aiello – Segretario Generale UILtrasporti Campania
Rachele Pagano – Responsabile Coordinamento Pari Opportunità UILtrasporti Campania
Ilde Terracciano – Autrice del Romanzo autobiografico “Scappa a piedi nudi”
Loredana Raia – Vicepresidente Consiglio Regionale della Campania Delegata alle Pari Opportunità e Politiche di Genere
Annalisa Servo – Segretario Organizzativo della UILtrasporti – Moderatrice
L’evento è iniziato con un video, molto emozionante, prodotto dal coordinamento delle Pari Opportunità, dove la “Panchina Rossa”, dedicata ad Ornella Pinto, ne è diventata la protagonista; sono stati interrogati vari lavoratori dei trasporti campani, su cosa suscitava la panchina rossa.
“E’ un simbolo che evoca tanta tristezza, nei confronti di donne che hanno sofferto per mano di uomini vili, piccoli e bassi, che usano violenza contro persone deboli; a questi uomini vorrei dire di essere uomini realmente e di rispettare le donne che rappresentano l’amore.”
“Questa panchina è il simbolo della violenza sulle donne; Nessuno deve permettersi di toccare le donne!”
Tutti gli interrogati hanno risposto gridando il proprio “No” all’uso della violenza verso le donne; il video è terminato con la frase:” Fa l’Omm…Rispettala!” Sono seguiti i saluti istituzionali e la presentazione degli ospiti da parte di Annalisa Servo, che ha moderato l’evento con precisione e cura dei particolari.
Rachele Pagano ha introdotto un suo brano, molto coinvolgente per il suo significato, storia di vita vissuta di Luisa, ma che diventa storia di tutte le donne abusate:
“Mi sfiora le labbra con un bacio, poi il viso con una carezza. Mi sembra di sognare ma non è un sogno. D’un tratto è tutto buio. È l’inizio dell’incubo. Un brivido pervade il mio corpo. Respiro a fatica perché le sue mani sono strette attorno al mio collo. Il pugno che mi ha dato mi impedisce di scorgere nettamente i contorni delle cose e i colori si sono ridotti al solo nero. Le rose che mi ha regalato, implorando l’ennesimo perdono, sono ormai appassite e con esse anche la mia forza. Il mio cuore batte forte: è la paura che ne regola il ritmo. Sono sola. L’unica compagnia, il vuoto che abita nell’anima. Ho sempre creduto che la mia storia con Mauro fosse la più bella delle favole ed invece sono protagonista di una delle tante pagine di cronaca nera. Non sono nel castello. Non verrà il principe azzurro a darmi nuova vita con un bacio. Sono in una cassa da morto. È qui che sono finiti i miei sogni. Da quando l’uomo che amo ha assunto le sembianze del nemico, ho scavato dentro me stessa per cercare di capire quale fosse la mia colpa e l’ho perdonato, illudendomi che quello schiaffo sarebbe stato l’ultimo, che quell’offesa fosse dettata dalla rabbia, che quel pugno fosse frutto di una debolezza che poi lo ha ridotto a spietato assassino. Non l’ho mai denunciato, credendo nella forza dell’amore. Silvia, la mia vicina ha avuto la forza di denunciare il compagno violento ben 16 volte e nonostante i divieti di avvicinamento, lui è riuscito a spararle dritto al cuore, lo stesso che un tempo batteva solo per lui”.
Rachele Pagano ha affermato: “Sono tante le storie che leggiamo, che ascoltiamo, la storia di Anna, vittima di femminicidio, la storia di Manuela, ma questa è la storia anche di Lea, Simonetta, Nadia. Cambiano le protagoniste ma l’epilogo è sempre lo stesso. Un triste, tragico epilogo che da anni riempie le pagine dei rotocalchi in maniera sempre più angosciante, e ogni qualvolta ne veniamo a conoscenza, sembra di ricevere un pugno allo stomaco; talvolta le donne, vittime di questa aberrante violenza, non denunciano subito sperando nella redenzione dell’uomo-marito, a volte padre, ma comunque mostro degli incubi che agita il loro sonno o meglio i loro tormenti ad occhi aperti. E queste sono storie che non vogliamo più ascoltare. E anche quando accade che le donne denunciano, il supporto delle istituzioni non è forte come dovrebbe essere. Lo Stato ha il dovere di varare misure consone, per far fronte a questo tragico fenomeno che dilaga a macchia d’olio. La sola denuncia, purtroppo, non è garanzia di protezione, anzi, si configura come strumento che acuisce la rabbia del Violento che si vendica sulla donna che cerca di sfuggire al suo controllo. Si è tanto parlato del Reddito di libertà che è una misura specifica di sostegno alle donne vittime di violenza, in condizione di povertà materiale, affinché attraverso l’indipendenza economica acquisiscano la loro autonomia ed emancipazione, una misura indispensabile ad avviare percorsi di autonomia e di emancipazione. Ma bisogna fare di più: non sanare ma educare, partendo dalle radici.
Mi chiamo Rachele, sono responsabile del coordinamento pari opportunità e politiche di genere, della UILtrasporti Campania, che ha il compito di promuovere l’inserimento della cultura di genere in tutti gli ambiti di lavoro attraverso la promozione di politiche e azioni positive che garantiscano pari opportunità per tutti. Credo che sia compito soprattutto della società, nelle figure della famiglia e della scuola, quello di educare gli esseri umani, sin da bambini, al rispetto delle persone, insegnando soprattutto che non si ottiene amore attraverso forme di prevaricazione e che l’autonomia e l’indipendenza non si acquisiscono per gentile concessione degli altri. È un nostro diritto e in quanto tale va difeso.
Oriana Fallaci scrive che “essere donna è un’avventura che richiede coraggio” e spiega che “il peccato non nacque il giorno in cui Eva colse una mela: quel giorno nacque una splendida virtù chiamata disubbidienza”. Ecco, il diritto alla disubbidienza va difeso, soprattutto quando un uomo con la sua violenza cerca di sopprimere l’anima della donna, cancellando i colori delle emozioni ed imponendo la puzza della paura.
Battiamoci per i diritti delle donne. Tutti insieme. Non serve voltarsi dall’altra parte. Potrebbe essere la storia di nostra sorella, di nostra figlia di nostra nipote. Potrebbe toccarci da vicino ma, anche se da lontano, abbiamo il dovere di dire basta alla violenza; basta con questi assurdi e intollerabili femminicidi. Basta con queste vittime. Bisogna combattere per evitare la violazione dei diritti umani e finchè avremo voce, noi della UILtrasporti Campania, ci metteremo tutta la nostra forza per far capire che i diritti delle donne sono i doveri di tutti gli uomini.”
La parola è passata a Ilde Terracciano, “la sposa bambina” di solo undici anni, venduta dalla madre per 50 mila lire a un bruto che non solo abusò di lei rendendola madre a 12 anni, ma che la sottopose a torture fisiche e psicologiche. Oggi Ilde è una donna che ha scritto la sua autobiografia dal titolo “Scappa a piedi nudi”, e che si è fatta portavoce di tutte le donne violate e abusate. “La mia vita oggi sono i miei figli ed è per loro che sono viva” ha dichiarato commossa la scrittrice. Il suo racconto, le tristi vicissitudini della sua travagliata vita, hanno destato commozione e sdegno per la brutalità con cui è stata trattata dagli uomini e dall’omertà della sua famiglia. “Solo il ricordo di mio padre, l’amore che provava per me, mi ha aiutato a non soccombere. Il suo ricordo è stata la mia forza. Oggi sono una donna forte, anche se con tanta fragilità interiore; Ho allevato i miei figli con sacrificio e il più piccolo oggi è diventato un medico, ne sono fiera; La mia missione è quella di aiutare donne che come me sono sottoposte a violenza e rese schiave di uomini senza scrupoli. Ad esse mi rivolgo consigliando di scappare via, di trovare una via di fuga e di denunciare, mettendosi però al sicuro. Tante donne hanno denunciato ma non sono state protette dalle Forze dell’Ordine, anzi, spesso rimandate a casa..e quella è stata la loro fine.”
Le parole della Terracciano sono state crude e dirette, ha mostrato tutto il dolore e la rabbia di donna abusata e lasciata sola a combattere un nemico troppo forte per una fragile bambina.
È intervenuto Antonio Aiello che ha letto un brano tratto dal libro di Ilde Terracciano e ha dichiarato, con tono commosso, che non avrebbe mai pensato che storie del genere potessero verificarsi nella realtà. “La storia di Ilde va portata ai mass media, divulgata per diffondere il suo messaggio; Il problema della violenza sulle donne non va ricordato solo il 25 novembre, bisogna ricordarlo tutti i giorni, fino a quando non si faranno leggi adatte a tutelarle.”
Loredana Raia si è soffermata anche sulle differenze di genere sul luogo di lavoro, rimarcando il dato di fatto che, nelle varie Amministrazioni, Istituzioni etc., i posti di rilievo sono ancora occupati dagli uomini, mentre le donne sono nettamente in minoranza. “La maternità” ha affermato” non è un valore, ma un problema per il datore di lavoro. Non dimentichiamoci che una donna che lavora fa un doppio lavoro, in casa e fuori. Quando ci sono le donne ai vertici apicali, le politiche rispondono meglio, sono più efficaci. In un sistema dove le infrastrutture sociali sono così fragili, va da sé che parlare di pari opportunità è ancora una tensione e non è un fatto, dobbiamo impegnarci tutti di più e per molto tempo, più di quanto abbiamo fatto fino ad ora”
La serata si è conclusa con le domande del pubblico, incuriosito dal racconto della scrittrice, che si è trattenuto a chiedere ulteriori informazioni e degli autografi.
Si ringrazia la UILtrasporti e il Consiglio Regionale delle Pari Opportunità e Politiche di Genere della Campania per l’organizzazione di questo evento davvero interessante.
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