PALMA CAMPANIA: Il TFA Sostegno (Tirocinio Formativo Attivo per il Sostegno) è un percorso di formazione che abilita gli insegnanti a lavorare con alunni con disabilità nelle scuole italiane.
È sostanzialmente un corso universitario della durata di un anno circa che prevede lezioni teoriche e laboratori. Al termine del percorso, bisogna superare un esame per ottenere il titolo di specializzazione che permette di lavorare come insegnante di sostegno nelle scuole pubbliche e private.
Le due docenti, di 41 e 43 anni, hanno già qualche esperienza di insegnamento ma l’idea di ottenere il TFA è sempre viva. A renderla concreta ci penserà un 52enne palmese, incontrato in città quasi per caso.
L’uomo – racconta – fa parte dello staff di insegnanti di un prestigioso ateneo napoletano. E propone alle due di affidarsi per ottenere accesso al corso.
Egli avrebbe seguito la pratica di iscrizione fino al conseguimento dell’abilitazione in cambio di un compenso di appena 1000 euro.
“Solo” mille euro perché il costo totale del corso raggiungerebbe i 5500: 11mila calcolando le due quote.
La truffa è ben concepita.
Vestendo i panni dell’intermediario, il 52enne chiede un anticipo in contanti. Quanto basta per coprire le spese vive, tra bolli e tasse obbligatorie.
Ottenuto il denaro, invia alle due vittime un link attraverso il quale seguire le lezioni online propedeutiche all’ottenimento del titolo.
E’ in quel momento che va versata la seconda quota, fino a saldare la somma concordata.
Con il collegamento al materiale didattico, l’uomo inoltra anche un documento matricolato, timbrato, bollato e firmato dal Magnifico Rettore dell’Università che certifica l’iscrizione al percorso.
I mesi passano.
Le due vittime arrivano al passo finale, quello dell’esame. È qui che la messinscena raggiunge il suo climax.
Il 52enne organizza una videoconferenza da quella che dichiara essere una sala dell’ateneo. Con lui una seconda persona che interpreta un docente.
Poi un breve colloquio con la candidata prima di entrare nel vivo dell’esame e, infine, una stretta di mano virtuale che sancisce il superamento della prova.
Dopo qualche giorno ecco il secondo certificato che attesta l’abilitazione TFA, con votazione di 30 trentesimi.
Siamo nel giugno del 2023.
La storia non si conclude allora perché nell’ultimo anno e mezzo, TFA (falso) alla mano, una delle due insegnanti riesce a lavorare in 4 istituti scolastici della provincia di Napoli.
Fino agli inizi di questo Febbraio, quando la segreteria della scuola dove lavora(va) contatta l’ateneo per ottenere altra certificazione ufficiale relativa al TFA.
La risposta è facilmente immaginabile.
Solo allora la vittima si rende conto del raggiro, presentando denuncia ai Carabinieri di San Giuseppe Vesuviano.
Grazie alle indagini dei militari, l’intera vicenda viene ricostruita. Il 52enne è identificato e denunciato. Dovrà rispondere di truffa e falsità materiale commessa dal privato.
Se vi chiedessimo di disegnare la parola “truffa”, la vostra matita traccerebbe i contorni di un delinquente scaltro e sorridente, di una preda manipolabile e di un mazzetto di contanti.
Non è un’immagine semplicistica, truffare è esattamente questo: denaro facile a chi confeziona inganni per mestiere.
Nell’ideale collettivo è un termine abbinato agli anziani, ai più fragili.
Perché il “non può capitare a me!” è concetto assai diffuso.
Ed è proprio assecondando questa convinzione che non riusciamo ad evitare gli sgambetti. Nessuno è immune al mercato dell’imbroglio, siamo tutti potenziali prede.
Tuttavia, il vento sta cambiando. Carabinieri e istituzioni fanno della sensibilizzazione una bandiera, interpretando e combattendo i fenomeni più recenti con campagne sempre più penetranti.
Parole come spoofing, phishing, skimming, romance scam stanno assumendo un significato familiare e l’espressione “finti marescialli e avvocati” è entrata nel linguaggio comune, attribuita specificatamente ad una delle tante tipologie di raggiro.
L’universo delle truffe è sterminato, in parte ancora inesplorato. Non basterebbe un libro a raccontarlo tutto, perché il limite risiede solo nell’immaginazione e nella creatività criminale dell’impostore.
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