NAPOLI. “Troppo Napoletano”, il racconto di una storia d’amore: una favola che somiglia ad “una cartolina e non ad una carta sporca”. Alessandro Siani, attore, regista e in questo film, per la prima volta veste i panni di produttore – un “cecchino” che scova e porta in scena nuovi talenti – in collaborazione con Cattleya Lab – ovvero Riccardo Tozzi, il suo fondatore.
Il Cast: Serena Rossi, Gigi e Ross – l’esordio al cinema – Gennaro Guazzo – lo scugnizzo – Giorgia Agata – l’altolocata – e con la partecipazione di Giovanni Esposito.
“Troppo Napoletano”, una cartolina d’altri tempi che racconta una favola sempre attuale: la scoperta dell’amore – l’amore visto e vissuto con gli occhi di due bambini: scevro della fisicità e puramente platonico, emozionante e puro: senza schemi, senza artifizi. Amore, solo amore. Gli ostacoli – esterni – i pregiudizi, la classe sociale – diversa dell’uno, di un quartiere popolare e dell’altra, altolocata – non la vedono, non la sentono i due protagonisti.
“Troppo Napoletano”, quel troppo che non storpia, anzi, che amplifica la grandezza di una città “impossibile da raccontare in due ore di film”. Una storia che racconta quel “troppo” insito nel Dna di Napoli e dei napoletani: “ospitali, tolleranti e di grandissima umanità”, Alessandro Siani.
Del resto Napoli è molto di più di una cartolina: è un teatro in ogni piazza, uno spettacolo in ogni luogo, attori, cantanti, teatranti e sceneggiatori: in ogni napoletano in fondo al cuore c’è un altro da sé stesso. Un nuovo attore. Un palcoscenico, uno scrigno di misteri: “A Napoli basta mettere un dito nel terreno ed è come scoprire il petrolio”, afferma Riccardo Tozzi, patron Cattleya Lab. Un’opinione maturata non solo attraverso uno dei suoi più grandi artisti, interpreti del cinema contemporaneo, Alessandro Siani – che negli anni dal suo esordio ha vestito tutti i panni di questo mondo fantastico che è il cinema e prima ancora il teatro: è stato attore, regista – oggi con “Troppo Napoletano”, il timido, silenzioso ma determinato Siani è produttore – Il giudizio di una Napoli che è davvero “troppo” nell’accezione a tutto tondo – dal positivo al negativo – del termine è maturato dal fatto di averla vista e vissuta: calpestata e sentita nei luoghi, nei panorami immensi in fondo al mare fino a quelli di una periferia dimenticata e ancora attraverso gli occhi e le parole – in dialetto, ovvio – dei mitici napoletani. Location per Gomorra, e Gomarra II. E non solo. Tozzi ha già annunciato il suo ritorno in questa Napoli per altri lavori: cinematograficamente Napoli è perfetta, uno spunto per mille nuove storie.
“Troppo napoletano”: all’inizio della carriera era questo l’avverbio che lo stesso Alessandro Siani si è sentito spesso cucire addosso: “Lei è troppo napoletano”, quell’accezione che difficilmente la si attribuisce ad un altro popolo. Non lo si dice, ad esempio di uno di Milano: “Lei è troppo milanese”, o “Troppo hawauiano o troppo tedesco”. No. Ma bisogna averci un po’ a che fare con i napoletani per comprendere appieno il senso di quel “troppo” – alla fine il dado è tratto: o li odi o li ami – dei soli napoletani. Oppure bisogna vederli dal racconto di chi sa farlo e farlo bene: Gianluca Ansanelli e Alessandro Siani hanno raccontato Napoli – un aspetto senza presunzione – attraverso la storia di due bambini di 10 anni. La scoperta dell’amore, del sentimento puro che anima due cuori nobili, quelli dei bambini, ma appartenenti a due classi sociali diverse: Ciro è lo scugnizzo nato e cresciuto nel rione Sanità – quello di Totò – qui ci sta una Napoli popolare che arranca e arrangia, che smorza e usa ogni espediente per sbarcare il lunario e poi c’è lei, Ludovica la bambina del rione altolocato, raffinato, borghese. Due sud che non si scontrano – i bambini – ma sentono le profonde differenze. Divergenze che alla fine della storia – una storia che ne intreccia altre nella pellicola – trovano un loro orizzonte.
Il finale di “Troppo Napoletano” non è scontato ma occorre andare al cinema e godersi il viaggio. Non ultimo la canzone che da il titolo al film è stata scritta dallo stesso Alessandro Siani, come quella che vede sullo sfondo i due piccoli protagonisti sulla spiaggia di Posillipo. Interprete d’eccezione il rapper Clementino.
di Patrizia Panico
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