lunedì 16 Settembre 2024
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Torre del Greco, sospiro di sollievo per la lavorazione del corallo rosso

La minaccia incombente sulla lavorazione del corallo a Torre del Greco è svanita, o, almeno, si è assopita per i prossimi diciotto mesi. Infatti, nel vertice del Cites a Doha (Qatar), il corallo non è stato inserito tra le specie in via di estinzione perché la votazione non ha raggiunto il quorum dei 2/3 dei votanti e, pertanto, l’Italia ha ottenuto una proroga di 18 mesi “di osservazione” per rafforzare la sua posizione a difesa del prezioso “oro rosso” di Torre del Greco. La volontà di porre il corallo rosso tra le specie in via di estinzione era nata dalle pressioni degli Stati Uniti, supportati da Cina e Unione Europea, per combattere la pesca illegale che nel Pacifico sta seriamente minacciando la barriera corallina a largo delle isole Hawaii che costituisce una delle principali attrazioni turistiche dell’arcipelago americano. Con l’inserimento del corallo nelle liste del CITES se ne impedirebbe la pesca ed il commercio mondiale che, se da un lato salvaguarderebbe la barriera corallina hawaiana, dall’altro metterebbe in ginocchio l’economia di Torre del Greco, da due secoli capitale mondiale della lavorazione del corallo. Il governo italiano e l’Assocoral di Torre del Greco, hanno ingaggiato un duro braccio di ferro al CITES per dimostrare che la pesca del corallo lavorato a Torre del Greco non avviene nella barriera delle Hawaii ma in banchi molto più profondi e distanti, per i quali non esiste alcuna minaccia di estinzione.

A quanto pare, il non raggiungimento del quorum necessario per il bando della pesca del corallo premia il lavoro diplomatico messo in piedi dall’associazione dei “corallari” torresi e del governo italiano.

Domenico Maria

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