Scuole chiuse per inagibilità, crolli che si susseguono nel centro antico, sia di fabbricati privati che pubblici, e con i primi temporali, allagamenti che mettono in pericolo gli ultimi edifici fatiscenti che a Torre Annunziata si mantengono in piedi per miracolo e con un manto stradale che potrebbe collassare improvvisamente; i cittadini che si sentono come topi in trappola: da una parte il Vesuvio, il rischio sismico e dall’altra il dissesto idrogeologico e gli eventi metereologici estremi, insicuri nelle proprie abitazioni, tra le strade, nei plessi scolastici.
Niente ha potuto il Ministro dell’Interno Lamorgese, del governo PD-M5S, quando ha inviato i propri rappresentati dopo lo scioglimento del Comune per infiltrazioni camorristiche. I commissari straordinari hanno dovuto fare i conti con un numero risicato di impiegati dell’ufficio tecnico – e che forse per questa ragione non sono stati spostati, dopo la storia delle tangenti che, sebbene avesse coinvolto il solo dirigente, forse avrebbe avuto bisogno di un repulisti generale – che tra riproposizioni di vecchi progetti del PNRR, ascensori pubblici, ponti sulla ferrovia, piazze sul mare, stadi da serie A (che restano sempre e solo progetti, lautamente pagati, però) sembrano non accorgersi del terreno che sta venendo meno a questa città, a cui si pensa di dare una tinteggiata, mentre franano le fondamenta.
Nessun progetto per evitare l’eccessiva impermeabilizzazione del suolo, il drenaggio delle acque piovane, la rivalutazione e riutilizzo delle poche risorse verdi, nessuna idea di città ecologicamente sostenibile. D’altronde è stato riproposto lo stesso PUC della passata amministrazione – sempre quella sciolta per infiltrazioni camorristiche – in cui non c’è nulla di ciò che serve per rendere Torre Annunziata una città meno vulnerabile, meno esposta ai pericoli, più sicura.
Di chi è la colpa? sempre degli stessi, di coloro che non ci sono più, “dei 40 anni”, dello scaricabarile delle responsabilità e mai di coloro che governano, tra le macerie.
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