Dopo mesi di indiscrezioni e false speranze, la conferma: l’ex ufficio collocamento di via Castriota non ritornerà a Torre Annunziata. La comunità oplontina, che mal ne aveva digerito lo spostamento a Pompei, non vedrà il ritorno dell’agenzia dell’impiego a cui si sono rivolte generazioni di disoccupati torresi nella speranza di impiego, assistiti da storici e qualificati dipendenti.
La notizia è emersa dalla risposta dell’assessore al ramo Antonio Marchiello all’interrogazione del Consigliere regionale della Lega, Severino Nappi, in cui emerge ancora una volta l’inadeguatezza della passata commissione prefettizia e dei funzionari dell’ufficio tecnico comunale nell’aver presentato una proposta progettuale non conforme alle richieste della Regione Campania che ha invece individuato nell’ex stazione della circumvesuviana di Boscoreale la sede idonea.
Torre Annunziata affronta da tempo una crisi occupazionale devastante, con tassi di disoccupazione che raggiungono cifre a due numeri. La mancanza di un ufficio di collocamento in loco priva il territorio di un supporto fondamentale per i disoccupati, che sono aumentati anche a causa della chiusura di numerose attività di commercio al dettaglio. Infatti, anche i commercianti hanno sofferto della chiusura degli uffici pubblici depauperandoli degli introiti che garantivano gli impiegati e utenti della Gori, dell’Inps, della dogana e l’ex ospedale civile; tutti servizi al cittadino scippati dai paesi limitrofi.
Eppure, ci sarebbero state molte strutture comunali con i requisiti adatti ad ospitare il collocamento: l’ex scuola Monsignor Orlando rischia di diventare un museo isolato lontano dall’area archeologica mentre Palazzo Fienga, invece di essere trasformato in un centro per la legalità e il lavoro, è destinato alla demolizione per far spazio a una piazza di cemento nel quartiere degradato delle Carceri: il nulla in mezzo al niente. Il sindaco Corrado Cuccurullo però si è detto disponibile ad accogliere la contro proposta dell’Assessore Marchiello, pronto a predisporre una sede da adibire a sportello secondario per nuovi locali dell’ufficio dell’impiego; chissà se qualche struttura destinata a buvette o ristorante costruita con i soldi pubblici non possa diventare un centro utile per i servizi al cittadino.
La questione della selezione del personale è emersa anche con il coinvolgimento di un’agenzia privata per il nuovo Parco Commerciale. Questa scelta, pubblicizzata con enfasi dall’amministrazione comunale, non ha chiarito se vi fosse stato un mandato da parte dei negozi che dovrebbero assumere, sollevando dubbi sulla legittimità del processo. Inoltre, l’incontro tra i sindacati e la proprietà del Maximall, che avrebbe dovuto impiegare 126 lavoratori in base alla legge statale che le ha concesso un finanziamento a fondo perduto di 40 milioni di euro per la realizzazione della struttura, è finito con un nulla di fatto.
Durante quell’incontro, inoltre, sono emersi dettagli che hanno sorpreso i presenti: l’imprenditore ha dichiarato alle parti sociali che nei mesi scorsi ha ricevuto una lista di otto nomi da assumere da parte di un importante esponente politico locale. Abuso di potere, traffico di influenze e conflitto di interessi sono leggi che questo governo ha depenalizzato, ma resta la gravità etica dei comportamenti laddove il bene collettivo e l’assunzione dei 126 cassaintegrati dovrebbe venire prima degli interessi personali, anche se pare che gli otto “raccomandati” si siano dimessi perché il lavoro di manovale si rivelava differente dalle loro aspettative.
Torre Annunziata continua ad essere un territorio di diritti negati, quello al lavoro su tutti e ai disoccupati non resta che barcamenarsi tra collocamenti pubblici distanti chilometri e lunghe file della disperazione presso agenzie private. Per trovare lavoro il modo più efficace resta quello alla vecchia maniera: bussare alla sede dei partiti offrendo in cambio un pugno di voti.
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