giovedì 20 Marzo 2025
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Thomas Enger e il “Dolore fantasma”

Dopo “Morte apparente”, ecco che il giornalista si ritrova in un intreccio ad alta tensione fra le strade di quella che a prima vista può sembrare la sonnacchiosa Oslo.

Nulla di più sbagliato: bande di “esattori”, culturisti e palestre, tratta di donne dall’Est Europa, scandali finanziari e omicidi fanno di Oslo una nuova New York dove la violenza si tocca con mano anche laddove non si crederebbe.

Sullo sfondo, elemento comune con il primo libro, la tragica morte di Jonas, figlio appena adolescente di Juul. É la ricerca della verità sulla sua morte, che Juul sospetta dolosa e non solo dovuta alla sua incapacità di salvarlo dalle fiamme, che porta il giornalista a parlare con Tore Pulli, ricco ex esattore in carcere da due anni per un omicidio che lui sostiene di non aver mai commesso.

Uno scambio fra la richiesta di aiuto per ricercare il vero colpevole dell’omicidio del quale Pulli è accusato in vista del processo d’appello e la notizia che lo stesso Pulli ha visto qualcuno vicino la casa di Juul prima che scoppiasse l’incendio, porta il giornalista a scavare nella vita e nelle relazioni di molti personaggi mentre qualcuno cerca di far tacere per sempre Pulli. Chi e perché?

Un thriller che prende un ritmo sempre più veloce, incalzante come nella migliore tradizione. Juul scava non solo per trovare un colpevole ma anche per capire i personaggi che compongono il caleidoscopio di questo romanzo, la società che li genera e dare nome al suo “dolore fantasma” che continua ad essere sempre immanente nella sua vita.

A nulla serve cercare di fermare un uomo deciso, puntiglioso, intelligente e senza nulla da perdere come Juul. La prova alla quale sarà sottoposto è dura ma è nulla a confronto di quella alla quale egli stesso si sottopone in ogni momento nella disperata ricerca di un perché e di un chi ha provocato la morte del figlio e distrutto la sua vita.

Bel finale nel quale, fino all’ultima riga, il lettore resta legato al libro e che lo scrittore fa terminare con una implicita promessa di nuove ricerche che possano almeno portare ad avere un perché a quell’apparente dolore che è più reale e più vero di qualunque esperienza umana: il dolore di un padre per la morte del figlio.

Mauro Milani

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