CASALNUOVO. Furono arrestati il 25 maggio dello scorso anno con la gravissima accusa di tentato omicidio, delitto maturato in una guerra tra clan rivali.
Il tribunale di Nola ha, invece, assolto Emanuele Esposito, 22 anni, domiciliato a Casalnuovo di Napoli e il cognato Salvatore Rea, 36 anni, domiciliato a Sant’Angelo a Scala (Av). Entrambi già noti alle forze dell’ordine, ritenuti dagli inquirenti affiliati alla cosca camorristica dei “Veneruso” operante a Casalnuovo di Napoli e Volla, sono stati processati per tentato omicidio in concorso e porto abusivo di arma da fuoco con l’aggravante delle finalità mafiose.
Le indagini furono svolte dai carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Castello di Cisterna, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, cominciarono la sera dell’agguato a Giovanni Romano Gallucci, 20 anni di Casalnuovo, il 3 Settembre 2014 e solo l’incepparsi della pistola usata dal commando impedì che morisse. Il giovane è considerato affiliato alla famiglia criminale dei “Gallucci-Piscopo” operante ad Acerra. Per gli inquirenti il movente era da ricercarsi nella volontà da parte dei “Veneruso” di riaffermare il controllo del traffico di stupefacenti a Casalnuovo.
La tesi difensiva portata avanti dagli avvocati Rosario Arienzo e Piero Antonetti ha convinto il collegio giudicante presieduto da Lucia Minauro che ha assolto i due. Nonostante le prove contro i due imputati fossero molto consistenti: alcune intercettazioni in carcere tra un detenuto e alcuni parenti della vittima dell’agguato. Ora si attende la motivazione del verdetto, ma nel corso del dibattimento in aula non è stata dimostrata la causale camorristica del tentato omicidio, non è stato dimostrato l’interesse di Rea (detto il Pagliesco) ed in particolare per la sua figura le intercettazioni sono apparse contraddittorie.
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