SANT’ANASTASIA. Successo europeo per il docufilm “Anatomia di un miracolo”, tratto dalla tesi di laurea di Giusy, ragazza brillante e creativa, ipovedente dalla nascita.
La prima italiana a Firenze il 15 ottobre al “Festival dei popoli”. Il culto della “Madonna dell’Arco”, la fonte d’ispirazione.
Fede parola arcana, forse la più emblematica che esista. Misteriosa,bella, amata e odiata queste quattro lettere hanno mille sfumature e infinite sfaccettature. Se poi questa “fede”, la poniamo sul marmoreo pavimento del santuario di Madonna dell’Arco allora nasce un mondo, composto da molteplici storie che arrivano al cuore di chi crede, ma anche di chi è ateo. La multiculturalità, dei fedeli che pregano “ ‘a mamma ‘e ll’arc”, è stata la fonte d’ispirazione per la tesi di laurea di Giusy, una splendida e brillante ragazza anastasiana ipovedente. Il suo lavoro è divenuto un’opera senza precedenti che non è stato solo discusso in sede di laurea, ma è diventato un bellissimo e internazionale docufilm “Anatomia di un miracolo”, diretto da Alessandra Celesia e con il supporto della docente in antropologia culturale Elisabella Moro. Le riprese sono durate alcuni mesi, tutte avvenute tra le mura del Santuario della Madonna Dell’Arco, alcuni quartieri di Napoli e in alcuni ambienti dell’ateneo “Suor Orsola Benincasa”. Il gran battesimo del docufilm si è compiuto in Svizzera i primi di settembre al Festival di Locarno dove si presentava fuori concorso, poi il 27 settembre è andato in onda in Francia sul famoso canale “Arte”. Dopo il debutto Europeo, la commuovente opera vedrà la luce anche in Italia, infatti la prima sarà a Firenze il 15 ottobre al “Festival dei Popoli”. Tre i protagonisti, molto diversi tra loro ma con un unico comune denominatore la fede, vissuta in tre modi diversi come quella emblematica e filosofica di Giusy disabile dalla nascita, ipovedente e quindi costretta sulla sedia a rotelle. In maniera dolce e con estrema purezza si avvicina ai Battenti con un registratore per chiedere loro le motivazioni di una fede cosi esasperata e struggente a lei incomprensibile. Poi c’è Fabiana trans dei quartieri, zia amorevole, molto devota e soprattutto attiva nella sua associazione di “Fujenti”. A modo suo spiega ai nipoti la libertà di seguire le proprie emozioni, alla femminuccia di sentirsi unisono con il mare e al maschietto di imparare a suonare il pianoforte e soprattutto di non vergognarsi quando si commuove nell’ascoltare la musica classica. Fabiana manifesta la sua devozione alla Madonna anche attraverso il corpo, tascinandosi lungo tutta la navata del Santuario il lunedì d’Albis. Poi c’è Sue, famosa pianista coreana, che chiede il miracolo della maternità. Quando suona il pianoforte Sue, le sue preghiere si trasformano in note che poi vanno a comporre meravigliose musiche, con le quali tocca Dio con le punta delle dita. “Partecipare a questo lavoro, mi è servito per riconoscere la mia paura iniziale di entrare in relazione,con chi ha fede senza riserve, ma i miei perchè restano irrisolti” le prime dichiarazione di Giusy autrice e tra le protagonista del film, continua “è stato bello mettermi in gioco,anche con la mia creatività che prende forma in particolar modo nel finale del film,dove attraverso la musica urlo la rabbia,per la mia condizione,senza nascondere quella fragilità fisica che il talento della regista ha saputo rendere poetica”.
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