venerdì 27 Settembre 2024
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Styler come Turturro. Alla festa del cinema di Roma torna la Passione con “Posso Entrare, ode a Napoli”

Dal nostro inviato
Mimmo la Marca

Alla Festa del Cinema di Roma, edizione 18, Trudie Styler racconta il suo viaggio a Napoli durato ben due anni    perdendosi tra le strade, i vicoli, i quartieri per poi delicatamente bussare alle porte dei “bassi”, delle case, entrare  a scoprire un mondo fatto di accoglienza, umanità, solidarietà tipica del popolo Partenopeo dopo “aver chiesto permesso”.”Permesso” che per raggiungere anche finalità nobili Don Antonio Loffredo, parroco della chiesa di Santa Maria della Sanità, dice che è meglio non chiedere,  come gli insegnava il suo predecessore, tanto per certe cose si è sempre in tempo per chiedere scusa, come ricavare nella sacrestia una palestra della nobile arte  della boxe dove don Antonio ha voluto mettere insieme gli olimpionici delle fiamme oro a fare da istruttori, i buoni e  i ragazzi della Sanità ossia i cattivi.Tutto però sembra volgere a lmeglio nella percezione della regista inglese: ci sono le associazioni, i gruppi di solidarietà, le iniziative educative del Teatro NEST raccontati dal noto attore Francesco di Leva che tanto ha ricevuto ma che tanto sta anche donando e restituendo alla comunità che ha deciso di non abbandonare.C’è il racconto di Roberto Saviano che invece ha dovuto lasciare la sua Napoli da ragazzo libero per poi tornarci sottoscorta.Tutti i protagonisti donano qualcosa come anche l’artista Jorit che con i sui grossi murales fa rivivere le periferie: tutto incominciò anche qui, racconta l’artista alle telecamere della regista, chiedendo permesso alla popolazione di San Giovanni a Teduccio, di dipingere Diego Armando Maradona ben sapendo che mai nessuno si sarebbe opposto.Si susseguono persone comuni con le loro storie e attività tipiche, antiche ora turistiche come un “acquaiolo” e grandi artisti come Lello Esposito, pittore di fama internazionale ma che ha deciso di non abbandonare la sua Napoli.Il racconto continua con i ricordi di una figlia che ha visto morire la madre sotto i colpi della Camorra ora attivista nel sociale, di un ragazzo di Scampia redento dalla stessa camorra e che ha trovato la giusta motivazione nel riuscire a scappare dalla malavita e a realizzarsi come tassista.C’è tanta bellezza sullo sfondo di questi tanti primi di volti giovani o rugosi segnati molte volte da storie difficili.Ma c’è anche il racconto della Festa, quello del secondo scudetto nel 89/90, anche perchè il film è stato girato prima che si potesse raccontare il terzo.Napoli è sempre bella, ma forse quando la racconta uno straniero ce ne accorgiamo di più.Sicuramente Trudie Styler può con questo suo accurato ed intenso lavoro completare il racconto che un altro illustre straniero, John Turturro, 14 anni fa fece con “Passione”. Ottime anche le musiche proposte: il film si apre con una ballata del rapper Clementino e termina con Alleria di Pino Daniele passando dalla Vita e Bella di Piovani.Non occorre inventarsi nulla a Napoli per raccontarla bene, ma soprattutto occorre non dimenticarsi di nulla per fare un lavoro pregevole e Trudie Styler è stata bravaa non dimenticarsi davvero di nulla ben annoverando anche i grandi avvenimenti storici.A questo punto non possiamo fare altro che augurare a tutti buona visione, soprattutto a coloro che Napoli non la conoscono o a coloro che credono di conoscerla ma la conoscono poco e male.

POSSO ENTRARE? AN ODE TO NAPLES
di Trudie Styler, Italia, 2023, 107’ | Doc | 
Innamorati dell’Italia, non solo della Toscana, ma anche di Napoli: Sting e la moglie Trudie Styler, attrice, produttrice e regista che, dopo The Sweatbox e Freak Show, ha realizzato proprio a Napoli il suo terzo lungometraggio. Girato tra i vicoli popolari e i quartieri borghesi, con Dante Spinotti alla fotografia, il film attraversa le anime della città, dal cibo al Vesuvio, dalle opere d’arte al teatro dell’arte messo sempre in scena nella vita quotidiana, facendo risaltare i contrasti che la rendono unacittà unica, fatta di “luce e oscurità, vita e morte”. Al centro naturalmente la musica. Tra i collaboratori, il rapper Clementino e lo street artist Jorit.

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