SAN GIORGIO A CREMANO. Stupro Circum, dall’Ansa la lettera della giovane di Portici: “Sensazione di rabbia impotente, unita al rammarico, allo sdegno, allo sporco, al rifiuto e poi all’accettazione di un corpo che fatico a riconoscere perchè calpestato nella sua purezza”.
Una lettera drammatica e amara, quella apparsa sull’Ansa, scritta dalla presunta vittima dello stupro di gruppo, avvenuto nell’ascensore della Circumvesuviana di San Giorgio a Cremano. Ricordiamo che in questi giorni, due dei presunti aggressori sono stati scarcerati dal Tribunale del Riesame, e non sono ancora note le motivazioni. La giovane 24enne di Portici, nelle righe che seguiranno, spiega la drammaticità di quegli attimi interminabili, le ferite al corpo e all’anima. Chiude, le sue tragiche riflessioni, con un messaggio di speranza, con la voglia di essere d’aiuto a chi subisce violenza.
“Bastano pochi minuti e ritorno col pensiero. Erano attimi di incapacità a reagire di fronte la brutalità e la supremazia di tre corpi. Erano attimi in cui la mente sembrava come incapace di comprendere. Erano attimi di totale perdizione dell’essere. E dopo il corpo che era diventato uno scarto e oggetto, ho provato una sorta di distacco da esso. Il mio corpo sede della mia anima, così sporco. Mi sembrava di essere avvolta dalla nebbia mentre mi trascinavo su quella panchina, dopo quelli che saranno stati sette o otto minuti. Mi sono seduta e non l’ho avvertito più. Ho cominciato ad odiarlo e poi a provare una profonda compassione per il mio essere. Compassione, che ancora oggi, mi accompagna, unita ad una sensazione di rabbia impotente, unita al rammarico, allo sdegno, allo sporco, al rifiuto e poi all’accettazione di un corpo che fatico a riconoscere perchè calpestato nella sua purezza. Il futuro diviene una sorta di clessidra. Consumato il corpo e la mente dal tempo odierno ricerca una vita semplice. Mi piacerebbe essere capo di un associazione che si occupa della prevenzione, della tutela e della salvaguardia delle donne, ragazze, bambine a rischio. Perchè donare se stessi e il proprio vissuto per gli altri è l’unico modo per accettarlo”.
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