martedì 26 Novembre 2024
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Stop al parco pubblico a Casalnuovo, amianto nel sottosuolo

CASALNUOVO. Ancora fermi i lavori per il parco pubblico tanto atteso dai casalnuovesi.

E’ stata trovata una vasca nel sottosuolo contenente amianto a causa della quale è stato necessario bloccare il progetto e spostare di diversi mesi la fine dei lavori.

Quanto al parco pubblico, i lavori hanno avuto un intoppo in quanto nel sottosuolo sono state ritrovate tracce di amianto” – commenta il sindaco Pelliccia con una dichiarazione rilasciata ad Angelica Argentiere per il mensile Cogito.

Parla di “intoppo” il primo cittadino che dovrebbe rispondere a chi si chiede come sia possibile un imprevisto del genere. Il Parco Pubblico nascerà in un’area dismessa, l’area ex Moneta. La Moneta che è stata a Casalnuovo per circa 30 anni, da fine anni 50, e che produceva e produce tuttora pentolame, è andata via dal sito industriale casalnuovese nel 1989 e da allora, pare, nessuno si sia posto il problema “bonifica”.

Problema che poteva porsi, per il tipo di attività , per l’arco temporale in cui si è svolta detta attività nel sito industriale casalnuovese, per il periodo storico in cui l’azienda ha operato a Casalnuovo. Certamente tra il finire degli anni 50 e gli inizi degli anni 90 vigeva una normativa diversa rispetto a quella odierna, che diversamente trattava la questione ambientale.

…piuttosto che continuare i lavori abbiamo deciso di frenare i lavori e bonificare il sottosuolo…” , continua Massimo Pelliccia nella dichiarazione rilasciata a Cogito dalla quale traspare una discrezionalità che pare non trovare riscontro con l’attuale normativa in materia di amianto. Certamente era doveroso bloccare i lavori e bonificare il sottosuolo, non pare ci siano alternative per situazioni del genere.

Maggiori controlli ed il coinvolgimento delle autorità competenti da parte dell’amministrazione potrebbero essere la risposta ad una problematica che i cittadini di Casalnuovo di Napoli hanno a cuore.

bonifica non prevista all’epoca della progettazione ma contiamo di terminare i lavori nell’anno corrente augurando ai cittadini di raggiungere importanti obiettivi per un processo culturale e sociale.” . Potrebbe destare perplessità quanto dichiarato a Cogito dal primo cittadino che ci tiene a specificare che nella fase della progettazione non era stata prevista alcuna bonifica. Ci si potrebbe chiedere se questo sia normale, se era il caso di analizzare il terreno di un’area industriale dismessa da oltre vent’anni in cui venivano prodotte pentole o, se analisi sono state fatte, perché solo in seguito si è scoperto della presenza di amianto. Anche queste previsioni, che potevano essere il frutto di una azione politica chiara ed incisiva per coloro che nel 2015 si accingevano a governare la città, potevano rappresentare il progresso culturale e sociale tanto desiderato.

Sicuramente dopo quanto accaduto nell’area ex Moneta ci sarà un faro acceso sulle altre zone industriali da parte dell’attuale amministrazione. Potrebbe apparire plausibile pensare che, come non era stata prevista una bonifica, seppur dovuta, nell’area ex Moneta, anche altri siti industriali dismessi della città potrebbero essere interessati da analoghe criticità.

Tutto è iniziato nel 2016 quando, nel settembre 2016, viene sottoscritto il verbale di validazione del progetto esecutivo del I lotto funzionale in cui si da atto di “maggiori oneri derivanti dal rinvenimento di tre vasche e muro in cemento armato”. La direzione dei lavori nello stesso verbale ha disposto le analisi dei materiali rinvenuti nella vasca n.3 e comunica di aver ritrovato un ulteriore vasca sotto al capannone demolito per le quali sono state disposte ulteriori analisi dei materiali ritrovati.

Dopo circa un mese, nell’ottobre del 2016, la giunta comunale ha approvato il progetto esecutivo e, “per cause impreviste e imprevedibili”, per la demolizione delle opere in cemento armato ritrovate nel sottosuolo e per analizzare i materiali ritrovati afferma che i maggiori oneri dovuti ammontano a 294.602,15 euro.

Viene incaricata la ditta per “i lavori complementari”, relativi alla demolizioni delle opere ritrovate nel sottosuolo, le analisi del materiale in esso ritrovato e lo svuotamento della vasca contenente idrocarburi. La SCA srl, incaricata dalla ditta appaltatrice per analizzare i materiali ritrovati, ha affermato che si tratta di “rifiuti di attività di costruzione e demolizione contenenti amianto ed idrocarburi provenienti dalla vasca grande ubicata nello scavo archeologico”, e si attribuisce ad esso il codice CER 17 09 03 (Altri rifiuti dell’attività di costruzione e demolizione compresi i rifiuti misti contenenti sostanze pericolose) ed è stato classificato come rifiuto SPECIALE PERICOLOSO CER 17 09 03 Classi di pericolosità HP7(Cancerogeno)

Per rimuovere, trasportare e smaltire il materiale ritrovato nella vasca n.3 interrata il direttore dei lavori accetta il preventivo offerto dalla Eco3G, 36.000,00 euro oltre iva, e viene disposto il pagamento dell’ammontare predetto dall’allora dirigente Ing. Giuseppe Savoia.

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