POMIGLIANO D’ARCO. Le auto “impacchettate” dei dipendenti della Fiat avevano fatto capolino già allo stabilimento Mirafiori di Torino, oggi è accaduto anche nel parcheggio del “Giamabattista Vico” di Pomigliano d’Arco. Una trovata pubblicitaria che fa infuriare gli operai, ma il peggio è il video girato nella fabbrica e in “palese violazione delle norme di sicurezza”.
Da qui la decisione dello Slai Cobas di presentare un esposto alla Procura di Nola. A comunicarlo sono i componenti dell’esecutivo nazionale Mara Malavenda e Vittorio Granillo. “Decine di operai hanno trovato le loro auto “impacchettate”, cioè completamente avvolte ed imballate in teli di plastica sigillati con nastro adesivo”, scrivono, “all’incredulità ed alla rabbia determinata dall’insolita visione e dato dall’incombenza di “svestire” l’autovettura dall’imballaggio precedentemente attuato su disposizione della direzione aziendale di stabilimento ed all’insaputa dei lavoratori è sopraggiunto, negli stessi, il notevole disagio dato dalla presenza, “all’evento”, di diversi dirigenti aziendali nel frattempo recatisi sul posto e dall’affollata presenza di giornalisti ed operatori TV convocati dalla Fiat. Basterebbe l’insieme degli inqualificabili episodi qui riportati a valutare lo stato di evidente “soggezione, tensione ed imbarazzo” in cui loro malgrado si sono venuti a trovare i malcapitati lavoratori, con la conseguente possibilità di essere esposti a gogna mediatica nei prevalenti TG nazionali della giornata; e’ questa, in sintesi, la conseguenza dell’ultima campagna mediatica di “parking Marketing” messa in atto con ricercato scalpore dalla FCA per evidenti e strumentali necessità di rilancio pubblicitario del marchio: si tratta dell’
“Un’iniziativa di fatto invadente e violenta”, la definiscono Malavenda e Granillo, “che, per precise determinazioni aziendali, tende ad agire sui dipendenti che possiedono un’auto della concorrenza per indurli a liberarsene per acquistare un’auto nuova del marchio Fiat, identificando i lavoratori in base al tipo di autovettura posseduta e violando inoltre, e tra altro, non solo le espresse regole di buonafede e correttezza incombenti su parte datoriale ed alla base del rapporto di lavoro, ma lo stesso diritto alla privacy dei propri dipendenti: comportamento che oltrepassa di ben donde la correttezza pubblicitaria per entrare di fatto nella sfera del mobbing orchestrato dalla direzione aziendale allo scopo di indurre vendite tra specifiche aree di lavoratori che da tempo, e per ovvi motivi di convenienza, preferiscono di fatto l’acquisto di autovetture di altre case automobilistiche (evidentemente per le loro tasche più convenienti ed accessibili)”. Ma i sindacalisti prendono di mira anche un video che gira su Youtube e che ritrae quelli che sembrano operai Fiat. “In realtà quadri e responsabili aziendali”, aggiungono nell’esposto, “che danzavano festosi e sorridenti all’interno del reparto carrozzeria in un vero e proprio spot aziendale di simulata idiozia operaia, vedere documentazione- video. Tra questi figura, tra gli altri, il sig. Sebastiano Garofalo, già direttore dello stabilimento Fiat di Pomigliano d’Arco ed oggi direttore dello stabilimento Fiat – SATA di Melfi. Vi figura truccato da operaio e con indosso la tuta da lavoro, visibile dietro il ‘leggio’ da dove danza e dirige la festa all’interno del reparto montaggio carrozzeria dello stabilimento citato. La sconcertante iniziativa è resa inoltre ancora più grave in quanto attuata dalla direzione aziendale in plateale e consapevole violazione delle più elementari normative antinfortunistiche (ballare nei reparti, dove i lavoratori invece devono muoversi ed agire in base ad espresse e precise disposizioni antinfortunistiche, è estremamente pericoloso e, per molto meno, si incorre in serie sanzioni disciplinari”. da qui la richiesta alla Procura di intervenire con un’indagine.
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