NAPOLI – Da Franco Specchio, già consigliere regionale del Pdci e componente della direzione nazionale del Pdci riceviamo e pubblichiamo.
La Campania è da 14 anni in “emergenza rifiuti”. E’ dal 2000 che si contesta il Piano Rastrelli-Ronghi. Rifiuti che bruciano diossina
E’ da 2001 che si addossa ad Antonio Bassolino la grave responsabilità di aver firmato un contratto capestre con Romiti che già conteneva gli elementi dell’enorme truffa perpetrata ai danni dello Stato e dell’Unione Europea.
Nel 2002 si denunciava l’aperto boicottaggio della raccolta differenziata da parte del Commissariato di governo per l’emergenza rifiuti, che difendeva direttamente e apertamente gli interessi economici della grande impiantistica e dell’Impregilo spa in modo particolare.
Rifiuti indifferenziati
E’ dal 2003 che si è cominciato a diffondere l’idea che c’era in atto il tentativo criminoso di occultare la più grave tossicosi ambientale mai verificata in Europa, localizzata nell’ormai tristemente noto “quadrilatero della morte”. Uno scopo di tale atteggiamento irresponsabile è utilizzare impunemente il termovalorizzatore ad Acerra.
Nel 2004 il timore che non si sarebbero mai costruiti siti di compostaggio per riclicare la frazione umida diventa una triste realtà e con questa certezza si prende atto che sarà vanificata anche ogni ipotesi di raccolta differenziata.
Acerra, il termovalorizzatore
Nel 2005 emergono chiaramente tutti gli intrecci politico affaristici e il diretto intento camorristico nei trasporti, nella locazione dei siti, in tutta la filiera del trattamento dei rifiuti, oltre che ovviamente, nel sempre più intensivo mercato illegale dei rifiuti tossici.
Nel 2006 si stringono le indagini giudiziarie con tempi e modalità discutibili.
Nel 2007 il cosiddetto Governatore Bassolino continua a sostenere di poter essere utile alla risoluzione dei problemi della Campania: cos’altro ci dobbiamo aspettare per i prossimi anni?
E’ l’ora della verità: bisogna adesso puntare al cuore delle responsabilità. Venga fatta una mappa dei rapporti di parentela e di interesse tra le aziende private coinvolte e chi ha governato questa situazione a livello regionale e nazionale. Ora non serve più a nulla parlare.
E’ arrivato il momento del “fare”. Si renda pubblico un albo con i nominativi dei proprietari e dei consigli di amministrazione delle aziende coinvolte nella raccolta dei rifiuti. Scopriremo parenti e amici di politici e governanti. Scopriremo la verità, troveremo i responsabili e potremmo così a cominciare a fare “pulizia” a 360 gradi”.
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