Somma Vesuviana. Una breve ma intensa telefonata con l’archeologo Antonio De Simone per farci spiegare le recenti e meravigliose scoperte alla Villa Augustea.
Un tesoro ancora tutto da scoprire a Somma Vesuviana, la Villa Augustea dopo le recentissime scoperte promette ancora tante sorprese. Un ambiente cilindrico con marmi pregiati, pomice piroclastica oggetto di studio fanno pensare che l’antica dimora ha ancora tanti tesori da regalarci. Il primo scavo risale al 1929 e all’epoca furono portati alla luce solo 25mq della Villa; si ipotizzò che la scoperta risalisse al primo secolo dopo Cristo e dimora attribuibile all’imperatore Augusto. Solo successivamente e con nuove tecniche, utilizzate per analizzare il materiale vulcanico ritrovato nella celebre Villa, si è scoperto che l’antica struttura risale al secondo secolo. Attualmente, rispetto ad allora, è possibile iniziare anche a tracciare un quadro più preciso della storia di questa meravigliosa dimora anche perchè ad oggi lo scavo è arrivato a 2500 mq. Abbiamo chiesto delucidazioni sulle ultime novità della nostra Somma all’archeologo Antonio De Simone e docente del Suor Orsola Benincasa, lo studioso così risponde alle nostre domande: «All’interno del suolo agricolo ci sono i resti di una grande cisterna, al di sotto di una cisterna più piccola. Abbiamo trovato un edificio circolare che non sappiamo ancora bene di cosa si tratti. A partire dalla metà del quarto secolo, nel periodo delle invasioni barbariche, cambia la vita dell’impero romano e questa che doveva essere una grande villa con annesso suolo agricolo si trasforma lentamente in una piccola fattoria. Quello che ci ha colpito che all’interno di questo edificio circolare c’è abbandonanza di marmi colorati e pregiati che erano originariamente pavimenti e rivestimenti di pareti». Alla nostra domanda riguardo alla riconducibilità della dimora romana al primo secolo l’archeologo commenta:«Quella che vediamo è una villa del secondo secolo e non augustea, ma ciò non esclude che al di sotto ci siano strutture più antiche; al momento solo continuando gli scavi potremo scoprire di più». Negli anni in tanti hanno sperato, e continuano a sperare, che la leggenda che aleggia sulla villa sia vera cioè che lì si sia spento il primo imperatore di Roma, lo studioso ci spiega anche quest’ultima nostra curiosità: «Quando nel 1929 è stata trovata la Villa, coperta da un’eruzione del Vesuvio, chi ha visto le primissime cose ha ritenuto che il materiale vulcanico fosse databile al 79 d.C; nelle fonti troviamo che Augusto aveva possedimenti di famiglia nelle campagne di Nola e che lì sia morto, naturalmente chi scavava all’epoca cercava di dare un’attribuzione. La storia che la Villa fosse appartenuta all’imperatore Augusto fu rafforzata dal Fascismo, proprio in quel periodo Mussolini si accingeva a preparare i festeggiamenti per il millenario dell’impero romano. Quando però abbiamo continuato a scavare, anche in maniera scientificamente più corretta, si è scoperto che l’eruzione che ha seppellito la villa non era quella del 79 d.C ma quella del 472 d.C. e dopodichè abbiamo poi capito che non era una struttura risalente al primo secolo ma al secondo secolo, per ora riusciamo a dire questo. L’ultima datazione del 472 d. C. è importantissima perchè ci fa capire cosa è successo in Campania dopo il 79 d.C». In una nota stampa diffusa, Satoshi Matsuyama ricercatore dell’Università di Tokyo spiega: «Quest’anno abbiamo fatto un saggio ancora più profondo proprio per andare alla ricerca di tracce antecedenti al 79 d.C. ma al momento non siamo riusciti a trovare una testimonianza chiara sull’ eruzione del 79. Anche perché in profondità abbiamo trovato una pavimentazione che potrebbe risalire a quell’epoca ma non prova di quella eruzione. Inoltre lo scavo è interessante anche per scoprire le tecniche di costruzione dei romani. É venuto alla luce un ambiente cilindrico dove abbiamo trovato molti frammenti di marmo, pertinenti a decorazioni parietali, che non avevamo mai trovato. Non era stata mai trovata traccia di stanze così ben decorate. Dunque pensiamo che potrebbero venire alla luce altre stanze ed altri edifici ancora più belli e di più ricca decorazione. Abbiamo trovato pomice piroclastica ma che stiamo ancora studiando».
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