sabato 23 Novembre 2024
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Somma Vesuviana,parla il dipendente comunale indagato:”Io, vittima di un fraintendimento”

Somma Vesuviana. “Contro di me un accanimento al limite del paradossale nato da un fraintendimento”. Rompe il silenzio il dipendente comunale di Somma Vesuviana, che ha richiesto l’anonimato a tutela della propria privacy, finito al centro delle cronache delle scorse settimane perché indagato per concussione. Ad accusare l’uomo una signora la quale ha denunciato ai carabinieri che il dipendente (operante all’epoca dei fatti presso l’ufficio immigrazione del Comune sommese) l’aveva indirizzata presso l’agenzia di pratiche della sua compagna, quest’ultima indagata per lo stesso reato, per dei certificati di espatrio di cui si sarebbero dovuti servire i figli minorenni. Certificati per i quali, stando alle accuse della donna, le sarebbero stati richiesti 120 euro, mentre, nei pubblici uffici costerebbero pochi euro. “E’ vero, la donna si è rivolta a me, ma semplicemente perché l’hanno mandata nel mio ufficio pensando che si trattasse di una pratica riguardante gli immigrati”. E sarebbe proprio da qui, stando a quanto raccontato dall’ indagato, che comincia il suo “calvario”. “La donna- ha raccontato il dipendente- si sarebbe dovuta recare presso il commissariato di polizia di S.Giuseppe Vesuviano. Qui avrebbe dovuto ritirare i moduli prestampati, riempirli, allegarvi le foto autenticate dei propri figli”. Di fronte all’iter burocratico allora, sempre secondo il dipendente comunale, “La donna si è scoraggiata e mi ha chiesto se ci fosse un’altra soluzione”. A questo punto l’uomo, stando alla sua versione, avrebbe invitato la donna a rivolgersi presso una delle agenzie operanti a Somma che svolgono questo servizio. “Le ho specificato che sul territorio ci sono almeno tre o quattro agenzie che potevano risolverle il problema. Tra queste c’è quella della mia compagna”. L’uomo ha sgombrato il campo da eventuali costrizioni o pressioni fatte sulla donna affinché preferisse l’agenzia della donna con cui convive rispetto ad altre “Non l’ho condizionata, è stata lei a dirsi disponibile”. A quel punto la donna si è presentata in agenzia dove ha avviato la pratica. Pratica che, stando al tariffario applicato dall’agenzia finita al centro dell’indagine, le sarebbe costata 40 euro a certificato, che moltiplicati per tre farebbero 120. “Queste sono le nostre tariffe in un libero mercato. Qui ci sono le ricevute di giovedì 14 febbraio”. Ricevute che attesterebbero che la signora versò quel giorno un acconto di 80euro. Da lì in avanti è lo stesso dipendente a raccontarlo. “La signora dopo qualche giorno cambiò idea. Venne da me e mi chiese indietro i soldi. Trovai strana questa cosa, ma all’istante distrussi le pratiche che non le servivano più e le chiesi di andare nell’agenzia della mia compagna a ritirare gli 80 euro dell’acconto”. Ma la signora non si è mai recata all’agenzia. Difatti dopo poco la donna, che di professione è parrucchiera a domicilio, racconta il tutto alla madre di “un collega” dell’indagato. Quest’ultima, insospettita dei costi, avverte il figlio che segnala il caso al direttore generale del Comune sommese Giuseppe Terracciano e da lì parte l’iter per l’inchiesta. Inchiesta che dovrà stabilire se in effetti si è trattato di concussione del dipendente comunale e della sua compagna nei confronti della donna o di un semplice malinteso.

Gaetano Di Matteo

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