Somma Vesuviana.Potrebbe essere la commissione consiliare alla Trasparenza del comune di Somma Vesuviana a portare alla luce l’annosa questione del gazebo (poi rimosso) e dei permessi ottenuti dal bar Leonessa di piazza Vittorio Emanuele III. Di fronte ai membri dell’organo consiliare presieduto da Alfonso Auriemma (Pd), il prossimo 30 marzo saranno convocati in audizione i dirigenti Vincenzo Di Palma, Monica D’Amore e Filomena Iovine che si sono occupati dell’affaire del centralissimo bar sommese. Un caso, quest’ultimo, diventato nel tempo la buccia di banana sulla quale è scivolata più volte l’amministrazione comunale del sindaco Raffaele Allocca. Un gazebo divenuto oggetto di un ricorso al Tar della Campania da parte dei titolari dell’ esercizio commerciale (ricorso poi rigettato secondo indiscrezioni n.d.r.). Il ricorso sarebbe servito a “bloccare” l’ordinanza del firmata dal dirigente dell’ufficio commercio Monica D’Amore (la 66 del 6 marzo scorso) secondo la quale i titolari del bar “avrebbero dovuto rimuovere “ad horas” i manufatti e le attrezzature di cui all’occupazione di suolo pubblico concessa”. E chi sarebbe dovuto intervenire? Secondo la stessa ordinanza, il 6 marzo scorso, si sarebbe dovuta occupare della “rimozione coatta dei medesimi manufatti ed attrezzature il personale del Comando di Polizia Municipale”. Perché gli uomini guidati dal “Maggiore” Vincenzo Di Palma non siano intervenuti resta un mistero perso tra i rivoli di questa vicenda combattuta a colpi di carte bollate, ordinanze, permessi e delibere di giunta dal vago sapore grottesco. Tutto ha inizio nel gennaio del 2011. L’imprenditore titolare del bar inoltra la richiesta al comune sia di una Dia che di un permesso per installare una vetrina espositiva. A ciò va aggiunta la richiesta di occupazione del suolo pubblico antistante al bar. La commissione edilizia del comune dà parere favorevole alla vetrina espositiva, ma nega il permesso per l’occupazione del suolo pubblico per motivi legati alle esigenze di tutela paesaggistiche ed ambientali. Entrambe le richieste, inoltrate contemporaneamente alla agli uffici della sovrintendenza, vengono bocciate, perché definiti elementi decorativi incongrui con l’arredo di piazza Vittorio Emanuele III. In questo marasma il 3 agosto scorso c’è l’inaugurazione pubblica del bar che per un po’ piazza delle fioriere sulle strisce blu, tra la totale indifferenza degli amministratori locali. Passate le ferie si mette in moto di nuovo la macchina burocratica per disciplinare il traffico della piazza. In particolare vengono emesse due ordinanze: la 133 del 7 settembre e la 137 del 28 dello stesso mese. Quest’ultima disciplina la circolazione in piazza Emanuele III e in via San Giovanni De Matha:”preso atto che un tratto di strada –si legge nell’atto-compreso tra Banca Unicredit e via San G. De Matha è interessata da un notevole afflusso veicolare e pedonale sia essa per l’attività commerciale nonché per la sede della Scuola Media Statale San G. Bosco, ordina di istituire il percorso pedonale e di rimuovere tutti gli ostacoli lungo tutto il percorso e per una lunghezza di metri 1,20 attigua al marciapiede”. Il giorno prima però si era mossa la giunta di centrodestra con la delibera 176 la quale si disciplinava l’installazione “di manufatti e strutture precarie (c.d. dehors), inerenti l’arredo urbano, al fine di potenziare la qualità delle attività commerciali e di pubblico esercizio di somministrazione con adeguati spazi per la somministrazione e l’intrattenimento della clientela con l’obiettivo di fornire servizi per il turismo migliorando le strutture, in risposta alle richieste del mercato, sotto l’aspetto della qualità e assicurando, al contempo, il corretto assetto urbanistico ed edilizio del territorio nel rispetto dei principi di sicurezza e di qualificazione dell’ambiente urbano”. Inoltre sempre la stessa deliberava di sopprimere “12 stalli di sosta a pagamento in P.zza Vittorio Emanuele III, Piazza Matteotti e via San Giovanni de Matha, precisamente: antistante bar Giulia, negozio calzature, pescivendolo e cartolibreria e Bar Masulli” e di recuperarli impiantandone 6 davanti alla filiale Unicredit e 6 in via S.Giovanni De Matha al lato destro della piazza Porte del Parco. A ciò va aggiunto che all’imprenditore, contrariamente a quanto riportato nell’ordinanza 137, ottiene, ad ottobre, un’autorizzazione per l’occupazione del suolo pubblico per 55 mq valida 120 giorni. Le lamentele, i malumori e gli imbarazzi di cittadini ed amministratori vengono stoppati dal sindaco Raffaele Allocca il quale, in un consiglio comunale, dichiara: “per quanto riguarda il bar in questione tutto è stato realizzato nel rispetto del codice della strada, delle norme urbanistiche e tributarie. Al di là delle autorizzazioni, l’apertura di questo bar l’ho sempre visto con favore”. Il 21 febbraio scorso, come se non bastasse, il comune rilascia l’autorizzazione ad installare una tenda per 90 giorni. A questo punto, solo dopo l’intervento dei carabinieri, che misurano la struttura, arrivano anche i vigili urbani con i dipendenti dell’ufficio tecnico. Quest’ultimi, come riportato dall’ordinanza 66, quella che contraddice tutto ed il contrario di tutto, riscontrano delle difformità. “E’ stata occupata una superficie delimitata da fioriere di circa 64 metriquadri- recita il documento- all’interno della quale è stato realizzato un telaio in alluminio avente ingombro di 45 metriquadri, compreso lo spazio occupato dalle fioriere e di altezza di 3 metri. Si rileva- scrivono i tecnici- una difformità consistente in un aumento della superficie di 12,55 metriquadri rispetto ai grafici allegati alla richiesta di occupazione”. Ora la ricostruzione degli eventi da parte della commissione potrà finalmente ricostruire il caso del bar e le eventuali responsabilità, ammesso che ce ne siano, degli attori in campo.
Gaetano Di Matteo
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