Somma Vesuviana. A dispetto di quanto vadano predicando accreditati luminari dell’antropologia, secondo i quali le tradizioni dei popoli contadini sono ormai cristallizzate, spettacolarizzate e svuotate del loro arcaico e possente significato, resiste in quanto a seguito e mobilitazione a Somma Vesuviana il tradizionale appuntamento con il Sabato dei Fuochi. La festa, che ha inizio con l’equinozio di primavera, il Sabato in Albis, ha una data variabile e termina il tre maggio, giorno della festa della Croce. Essa è millenaria e s’inquadra nei cosiddetti riti della vegetazione pre-cristiani, propiziatori al risveglio della natura e attraverso i quali il contadino spera di ottenere un ricco ed abbondante raccolto. I festeggiamenti si aprono con le batterie dei fuochi sparse per tutta la montagna. Ai botti in cima al Monte Somma rispondono altri fuochi dipanati su tutto il dorsale del rilievo. Le paranze, cioè i gruppi dei partecipanti, sono guidate dai capoparanza i quali officiano e dirigono l’intero rituale. Le più vecchie paranze sommesi sono: quella dello Gnundo, guidata da Raffaele Molaro, quella del Barone, quella della Traversa e quella dei Capuano. Presente inoltre una paranza tutta al femminile, anche se in origine le stesse erano composte da soli uomini, denominata “Le donne della tammorra”. La partenza delle paranze avviene in genere tra le quattro e le cinque del mattino. Dopo aver preparato il falò si mangia, si balla e si canta al suono delle tammorre, doppi flauti, e triccabballacche. Anche il pranzo ha una simbologia tradizionale che mischia cristianesimo e paganesimo. Infatti in montagna non viene consumata carne. E allora diventano protagonisti i fagioli alla pecoraio, il casatiello, il baccalà fritto e lo stoccafisso preparato in più modi. Ma il pranzo non viene consumato in un solo momento. Si suona e s’intona il “canto a figliola”. A sera inoltrata le paranze si avviano al paese. Qui le donne preparano, in segno d’accoglienza, i falò, i dolci ed il vino. La serata termina con la consegna della pertica. Quest’ultima è un lungo ramo di castagno tenero intagliato a spirale che ha sulla sommità una biforcazione sulla quale vengono posti un ramo di ginestra, un limone, una castagna, una mela ed un pezzo di torrone. Inoltre sulla punta della pertica compare la figura della Madonna di Castello chiamata Mamma Schiavona. La pertica è ad appannaggio dell’amata di uno dei componenti della paranza.
Si ringrazia per la collaborazione l’archivio storico di Somma Vesuviana “G. Cocozza”
Gaetano Di Matteo
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