Somma Vesuviana. La questione del taglio dei pini di via Milano ha messo a nudo la vulnerabilità di azione e di mediazione di una certa classe dirigente locale sospesa e divisa tra l’azione diretta e il totale diniego di un pensiero differente a quello proprio. Per spiegare la vicenda è però d’obbligo partire da un presupposto. Quei pini andavano abbattuti. E non per una ragione, ma per diverse. Innanzitutto i danni provocati dalle radici dei pini marini (che dovrebbero crescere beatamente in una pineta). Queste ultime hanno a poco a poco deformato l’asfalto del marciapiede creando crepe e dislivelli pericolosi per i pedoni. Naturalmente a tutto vantaggio per quei pedoni dalla facile “citazione al Comune per danni” che questo cerca per fare moneta. Non solo. Le stesse radici a poco a poco, espandendosi in orizzontale, sarebbero arrivate alle fondamenta delle case provocando danni alle strutture e all’incolumità di chi ci abita. In ultimo ci sono le pigne che una volta mature, nello staccarsi, potevano essere un pericolo per beni e persone. Naturalmente si poteva tentare di fare interventi di messa in sicurezza dei marciapiedi facendo diventare l’abbattimento l’ultimissima scelta. Ma fra dieci o dodici anni avremmo avuto di nuovo lo stesso problema. Anzi, se fossero diventati secolari si sarebbero complicate ed inasprite le difficoltà per operare su di essi. Dunque dove sta il problema e perché la gente è scesa in piazza a protestare? Sicuramente in primis c’è la dinamica della vicenda. La tempistica. Perché il taglio solo oggi e non nel 2007, quando è arrivata la famigerata lettera che chiedeva la manutenzione dei pini e dei marciapiedi? A maggior ragione se si considerano i costi pari a zero del Comune (visto che la ditta che ha effettuato il taglio non percepirà un centesimo, ma usufruirà del legno raccolto). Poi, perché il sindaco Allocca il primo giorno ha dichiarato che erano stati i cittadini a richiedere il taglio? E anche se fosse stato così, che valore hanno meno di 60 firme a fronte di oltre 600 residenti? Le minoranze possono tenere in ostaggio le maggioranze? Poi c’è probabilmente il cuore dell’intera vicenda: il comportamento della classe dirigente di fronte alle proteste. In via Milano non c’era uno straccio di politico. Non un consigliere o un assessore. Figurarsi il primo cittadino. Cosa strana se si considera che in altre circostanze ben più corpose, vedi questione di stoccaggio di via Colle, qualche consigliere comunale di maggioranza la mediazione con i cittadini l’ha tentata. Quando poi analizziamo ciò che è successo fuori palazzo Torino allora l’analisi diventa più complessa. Da un lato un centinaio di cittadini che, civilmente, guidati da Tommaso Rea (esagerato grilliano vesuviano) hanno manifestato il loro disappunto. E non solo, viste le dichiarazioni pubbliche fatte da alcuni giovani del parco Fiordaliso che lamentavano l’abbandono della loro area da parte dell’attuale amministrazione, sulla questione degli alberi. Dall’altro i cosiddetti “yes-man” amministrativi li a crogiolarsi al sole e a dare del matto e del cretino al Rea e più in generale ai manifestanti. A nessuno di loro è venuto in mente di andare da quelle persone e spiegar loro l’esigenza, reale e a norma di legge, di tagliare i pini. Anzi qualche spiritoso si è anche divertito a fare telefonate anonime a destra e a manca. Che burloni i nostri “peones” amministrativi.
In ultima istanza bisogna dire che la risposta del sindaco, assente dalla casa comunale all’atto della protesta, è stata ancora più grigia e sprezzante nei confronti dell’evento. “Io non c’ero, ma mi dicono che c’erano un uomo, un megafono ed un giornalista”. Manco il tecnico dell’ Inter José Mourinho sarebbe arrivato a dire tanto in occasione di una contestazione.
Intanto la segreteria del primo cittadino ha preso l’impegno, fin dal primo giorno, (che credo non disattenderà visto l’impatto mediatico della vicenda e la ragionevolezza dei costi) di ripiantare dei nuovi alberi in via Milano. Magari, come ha suggerito qualche autorevole fonte comunale, degli aranci selvatici.
Così via Milano potrebbe diventare viale degli Aranci. Poco male.
Gaetano Di Matteo
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