venerdì 20 Settembre 2024
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Somma Vesuviana, l’assessore Emanuele Coppola salva la poltrona. La maggioranza respinge la mozione di sfiducia delle opposizioni

Somma Vesuviana. Alla fine l’assessore alla Cultura Emanuele, dopo un consiglio comunale durato oltre sei ore, Coppola la poltrona l’ha salvata. Non passa la sfiducia, non lo scalfiscono le interrogazioni della minoranza ed anzi porta in aula il regolamento di utilizzo del Castello D’Alagno che, tra le altre cose, spacca l’opposizione con Udc da una parte e Pd e Popolari del Buongoverno dall’altra. Ma andiamo con ordine. Il menù del consiglio prevedeva una serie di risposte che l’assessore Coppola avrebbe dovuto dare alla minoranza su una serie di vicende riguardanti il suo operato. In primis quelle relative alle attività del famigerato calendario costate alla cittadinanza 5mila euro prelevati dal fondo riserva del comune ( per rinfrescarsi la memoria http://laprovinciaonline.info/spip.php?article7403 n.d.r.). “E’ stato un intervento per finanziare un progetto culturale” ha affermato il sindaco Allocca che ha tentato di togliere le castagne dal fuoco al proprio assessore. “Qualcuno tende a parlare non per amor di verità ma come gli aggrada” ha proseguito il primo cittadino citando Francesco Petrarca per indicare la futilità delle polemiche sorte in consiglio comunale. Secca e velenosa la replica di Alfonso Auriemma (Pd): “ A nome del consiglio comunale, chiedo scusa a Petrarca che è stato tirato in ballo in questa questione. Come spesso capita primo cittadino non ha risposto a tutte le domande che abbiamo posto. Perché scegliere proprio la villa di Luro Fur per presentare il calendario? Perché portare l’insegna del comune in un luogo noto per gli abusi edilizi?”. Ad incalzare il primo cittadino anche Maione dei Popolari del Buongoverno: “Sindaco, è possibile sapere quanti calendari sono stati venduti?”. A quel punto, Allocca, smentendo il suo assessore che da mesi e pubblicamente dice “che la vendita dei calendari servirà a finanziare gli stage per il restauro dei libri antichi”, ha risposto: “Non è stato venduto nessun calendario. E’ stato solo chiesto un contributo volontario. Intanto qui, con tanti problemi che esitono in Italia e a Somma, continuiamo a fare speculazione politica”. Chiuso con il calendario gli animi si sono surriscaldati quando lo stesso assessore ha presentato la sua relazione sulla nota vicenda della concessione della corte del Castello D’Alagno a Francesco D’Ascoli, preside del I circolo didattico di Somma Vesuviana, che nell’antica struttura ha festeggiato il proprio pensionamento. Coppola si è dapprima dichiarato appartenente al gruppo di Alleanza per Somma, poi ha ribadito che la scelta di concedere a D’Ascoli i locali è derivata dall’eccezionalità dell’evento e dal contributo dato dallo stesso preside alla cittadina sommese. Tanto che lo stesso titolare alla Cultura ha tirato fuori una lettera inedita che il dirigente scolastico avrebbe allegato al momento di presentare richiesta per l’utilizzo della struttura. Una missiva però non citata nell’ordinanza firmata dalla dirigente al ramo Monica D’Amore. A quel punto è entrato in scena Vittorio De Filippo (PdB) il quale ha messo in evidenza la convinzione “che l’assessore abbia agito in buona fede, ma questo non lo esime dalle responsabilità del suo ruiolo”. “Non c’è nulla di straordinario nelle attività del preside- ha incalzato De Filippo- lavorando bene, ha semplicemente fatto il proprio dovere. Gli atti di eroismo nella pubblica amministrazione sono ben altri (il giovane consigliere ha citato la strage di Capaci e Via D’Amelio n.d.r.) e con tutto il rispetto per il preside, non ci sono motivazioni oggettive tali da consentire l’utilizzo di un bene pubblico. Sarebbe stato più opportuno che l’assessore avesse ammesso di aver commesso una leggerezza, anche se in buona fede. Inoltre- ha concluso l’esponente popolare – è evidente, che in assenza di un regolamento, la violazione della legge c’è stata eccome”. Di “cantiere non consegnato alla cittadinanza” ha invece parlato Gennaro Aliperta (Sel) il quale ha ribadito che a Coppola “manca il concetto di bene pubblico. A tentare di arginare un’opposizione apparsa quanto mai in buona salute Sergio D’Avino (Progetto Somma) il quale ha ribadito “che le carte del Castello sono in regola”. Poi il giallo dello straordinario pagato ai vigili urbani per la serata. Gino Pappalardo (PdB) ha chiesto al sindaco quanto fosse stato speso per lo straordinario dei vigili urbani. A quel punto Emanuele Coppola avrebbe risposto, ma qui c’è l’inghippo perché subito dopo ha negato (si aspettano i verbali della seduta consiliare n.d.r.), che i vigili “erano presenti per tutelare l’incolumità sua e del sindaco dai manifestanti” che protestavano fuori dal Castello. A stoppare la discussione un adirato Allocca il quale ha dichiarato: “Siete politicamente scorretti perché ci state intrattenendo su un argomento che è stato già abbondantemente trattato. Il cantiere è stato consegnato, il collaudo è stato effettuato, l’assicurazione è stata fatta e i vigili sono rimasti in servizio solo fino alle 21,00 e , quindi, non c’è stato straordinario”. Sul fatto che, secondo l’assessore Coppola erano presenti solo una sessantina di persone a dispetto dell’ordinanza che ne indicava al massimo quaranta (anche se il Comitato ed i manifestanti hanno parlato di oltre un centinaio di persone n.d.r.) nessuno ha replicato. Nel clima rovente dell’aula il sindaco ha lanciato dardi infuocati. Persa la calma ha attaccato Rianna. “A lavare la testa all’asino (indicando con il dito proprio Rianna seduto al fianco n.d.r.) si perde l’acqua ed il sapone”. A quel punto la replica dell’ex candidato sindaco: ““Non replico perché la mia educazione ed il senso di responsabilità per il ruolo che rivesto in questo momento me lo impediscono. Anzi, nel non replicare, penso, con molta umiltà- da concluso Rianna- di dare esempio di buona educazione che, purtroppo, qui manca”. A queste parole scatta l’applauso delle opposizioni. Tra i suoi banchi qualcuno ha invitato anche il consigliere ad abbandonare lo scranno di presidente del consiglio che in quel momento stava occupando. Da qui il parapiglia, con l’intervento negato a Gino Pappalardo, le urla di Raffaele Maione e la parentesi violenta fuori l’aula. Dopo la riunione dei capigruppo la seduta è ripresa in un clima per certi versi surreale. Al voto per la mozione di sfiducia a Coppola non c’è stato alcun intervento. All’appello nominale i consiglieri comunali hanno risposto solo favorevoli o contrari senza che il dibattito, su un tema così delicato, venisse portato avanti (l’unico intervento è di Alfonso Allocca di Fli il quale ha presentato come una leggerezza l’operato di Coppola sul Castello e ha dato, in sostanza, la colpa a D’Ascoli per averne fatta richiesta) . Alla fine Coppola è rimasto attaccato alla poltrona. Nella discussione sul regolamento di utilizzo del Castello, poi approvato, la spaccatura delle opposizioni. Infatti Pd e Popolari del Buongoverno hanno presentato e votato una proposta di rinvio dei lavori da aprire a pubblico ed associazioni, mentre i due consiglieri dell’Udc la proposta non l’hanno votata. Alla fine il documento è passato con diversi emendamenti correttivi aggiunti in aula. Un’aula infuocata in cui, con ogni probabilità, quel poco di politica che c’era a Somma è stata appesa ad un grosso chiodo.

Gaetano Di Matteo

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