domenica 22 Settembre 2024
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Somma Vesuviana. La “Libertà di Stampa” contro la Legge del bavaglio, rivendicata anche in città

Somma Vesuviana. Anche questa mattina come le tante altre sono scesa a lavoro e con mio grande stupore ho visto nella piazza principale di Somma, nel cuore del paese qualcosa che mi ha molto colpito. Sul balcone, al primo piano di un abitazione, un lenzuolo sbandierare la scritta: “Libertà di Stampa”. Poche parole, quelle giuste calcate da un diritto sacrosanto battezzato con la parola LIBERTA’. Un semplice cittadino che ha voluto lanciare un segnale e lo ha fatto in modo autonomo, singolo ma mettendo al centro un caso attuale che penalizzerà, chi come noi, persino, nel nostro piccolo territorio, verremo in modo autorizzato imbavagliate. Ho scelto di fare la giornalista per raccontare la verità per dare voce a chi non ce l’ha, per chi non può gridare il rispetto e il valore nei diritti umani. E ora qualcosa cambierà. Chiamatela come volete, che aldilà di chi l’ha proposta o meno, porta il sottotitolo di VERGOGNA. La legge del bavaglio, della censura, della libertà di dire la verità, la violazione di un principio democratico che porterà persone come me, che cercano di raccontare, solo ad una conclusione: saremo imbavagliate. Ma riflettiamo insieme. I punti di maggior rilievo sono due.
La prima grande differenza riguarda lo strumento delle intercettazioni nelle indagini condotte dai pm e realizzate dalla polizia giudiziaria.
La seconda è la censura imposta a giornalisti ed editori, con forti limitazioni alla libertà d’informazione.

Chi può essere intercettato?
Oggi per mettere sotto controllo un’utenza telefonica ci vuole l’autorizzazione di un magistrato, nel caso in cui stia indagando qualcuno, sospettato di aver commesso un reato.
Con le nuove norme potranno essere intercettate solo le persone su cui pendano gravi indizi di colpevolezza e solo per alcuni reati: mafia, terrorismo, sequestro di persona, lo stalking e quelli puniti con più di 5 anni di reclusione,

La durata delle intercettazioni

Attualmente i telefoni possono essere messi sotto controllo per tutta la durata delle indagini preliminari. Con il ddl approvato dal Senato il limite è 75 giorni. Se ci sono ragioni motivate il pm può chiedere al gip una proroga di tre giorni in tre giorni. Per i reati più gravi, si può prorogare per 40 giorni, più altri 20 ancora prorogabili.

Le intercettazioni ambientali
Oggi gli investigatori possono piazzare microfoni in luoghi pubblici e privati, fino alla fine delle indagini. Con la nuova legge niente più microfoni piazzati in casa o in auto. Le cimici saranno consentite al massimo per tre giorni, prorogabili per altri tre.

Norma transitoria
Le nuove regole se diventassero legge si applicherebbero anche ai processi in corso. Quindi, se nell’ipotesi dell’accusa di processi già avviati fossero state raccolte delle prove a carico degli imputati con intercettazioni e registrazioni ambientali regolarmente autorizzate con le vecchie regole, non avrebbero alcun valore, qualora fossero fuori dal tetto dei 75 giorni per le prime e dei 3 giorni per le seconde.
Addio ai processi della cricca.

Silenzio imposto ai magistrati
Oggi il pm può andare in tv a parlare dell’inchiesta di cui è titolare. Se il ddl intercettazioni diventasse legge se lo facesse potrebbe essere sostituito dal capo del suo ufficio.
Niente più telecamere neppure durante i processi pubblici. Oggi basta l’accordo del giudice che presiede l’udienza in questione. In futuro dovrebbe per registrare immagini e parole dovrebbe servire l’assenzo del presidente della corte d’appello.

Censura ai giornalisti
Attualmente se il giornalista pubblica delle intercettazioni, su cui pende il segreto istruttorio, rischia un mese di carcere evitabile pagando 281 euro di ammenda. Nessuna multa è prevista per gli editori.
Con le norme future il giornalista non può più pubblicare atti delle inchieste in versione integrale fino al termine dell’udienza preliminare. Le intercettazioni, invece, non potranno essere pubblicate né integrali né in forma di riassunto fino al processo.
Nel caso in cui infrangesse questa regola il cronista rischierebbe un mese di carcere evitabile con una multa di 10 mila euro.
Gli atti delle indagini, invece, potranno essere pubblicati non tra virgolette ma solo con un riassunto.

Stangata sugli editori
Per gli editori, invece, ci sarebbe una multa di 300 mila euro se pubblicano brani testuali di intercettazioni, 450mila euro se si tratta di intercettazioni di persone estranee ai fatti.

Punite le talpe
Oggi chi passa alla stampa intercettazioni o atti coperti dal segreto istruttorio rischia fino a un anno di carcere. Con le nuove norme si arriverà a un massimo di pena di 6 anni.

La norma D’Addrio
Attualmente chiunque può registrare una conversazione di nascosto, come ha fatto la escort Patrizia D’Addario a Palazzo Grazioli con Berlusconi o come fanno spesso Striscia la Notizia e Le Iene.
Con il ddl intercettazioni queste registrazioni sono permesse solo a giornalisti professionisti e pubblicisti, o se c’è di mezzo la sicurezza dello Stato.
Per gli altri carcere da 6 mesi a 4 anni.

La norma salva prete
Oggi se viene intercettato un sacerdote il pm non ha nessun obbligo di avvertire le autorità ecclesiastiche. Con le nuove regole il magistrato dovrà avvertire la diocesi; se l’intercettato è un vescovo bisognerà avvertire la segreteria di Stato vaticana.

Credo che chiunque ora possa trarre le conclusioni in modo individuale. Io sono senza parole…che importa, tanto breve (entro il 31 Luglio) una stupida legge le parole le censurerà. E voi cosa ne pensate?

Giovanna Salvati

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