Che cos’era il Casamale? Il centro storico medievale di Somma Vesuviana, un dedalo di viuzze basaltate, coronate da corti e cortile, su cui si affacciavano antiche famiglie, alcune nobili, la maggior parte di origine contadine o artigianale. Dove tutto conoscevano tutto, pettegolezzi e inciuci (oggi si chiamerebbe gossip) erano all’ordine del giorno, ma dignitosamente e serenamente si tirava avanti tra usi e tradizioni millenarie, alcune delle quali purtroppo scomparse.
Che cos’è oggi il Casamale? Un quartiere degradato e abbruttito, senza regole e senza legge. “Ncoppe ‘o Casamale, nella mentalità diffusa dei benpensanti, è un scampìa tascabile dalla quale fuggire. A meno che non c’è una festa, pizza con scarola, salsiccia con friariello, tammorra e triccaballacche. Che bello, tutto così pittoresco. Già. Nel ventre molle, questo centro (ancora storico o no?), lasciato a se stesso ha perso l’orgoglio e la dignità di un tempo. Un quartiere senza identità, come privato dei suoi connotati caratteristici, per farne una specie di terra di nessuno, una zona franca in cui affrontarsi in duelli collettivi, con mani, piedi, coltelli e pistole. Una banlieu dove regna la violenza e la sopraffazione. Un quartiere di circa 3000 abitanti, tra fuori e dentro le mura, un’ urbanizzazione devastante, sfregiato nei suoi gioielli architettonici, dove vige impunito il fai-da-te, con una forte immigrazione dei paesi dell’Est, organizzata e premeditata, che trova il suo humus nella mancanza di controlli. E in locali, chiamate case, alcuni dei quali fatiscenti e insalubri, affittati a cifre elevatissime, ovviamente senza contratti, dove si vive in promiscuità, ma che servono ad arricchire persone del posto. L’immigrato comunitario ed extra ci vive sempre border line, le donne utilizzate come badanti e pulizie, gli uomini in lavori manuali e nell’edilizia (la mattina arrivano i caporali e li caricano per raggiungere i cantieri). Si aggiungano gli “stranieri”, quelli che vengono da fuori al Casamale (divisi in clan, non si sa mai se c’è da menar le mani) che soprattutto di sera diventano i padroni come in quel film di Carpentier con i guerrieri della notte. Bevono ed anche molto, ma in realtà è lo spaccio della droga a richiamare questi giovani. La “roba” circola a iosa, si fanno con canne e cocaina, anche sulle scale della chiesa. E guai chi osa parlare. A chi si azzarda educatamente e sommessamente a chiedere di poter passare con la macchina, visto che le loro ostruiscono i passaggi ai garage. Son subito botte. E, allora, zitti e mosca. Chiusi nelle loro paure, i residenti preferiscono “togliere l’occasione” ma sanno che non può durare. La droga e il senso di impunità è solo l’ultima sciagura per questo quartiere che avrebbe meritato ben altra attenzione. Dai casamalisti, in primis, i principali antagonisti di se stessi (il nemico ce l’abbiamo in casa, diceva il grande Eduardo). Se avessero saputo o qualche l’avesse insegnato il tesoro che sul quale vivono forse per primi avrebbero chiesto il rispetto per questo luogo. Come succede in altri centri storici. Ma colpe gravi hanno anche le amministrazioni locali, di qualsiasi colore e qualsiasi durata. Nessuna ha davvero capito che cosa è il Casamale e il suo potenziale valore. Questo quartiere è servito solo come serbatoio di voti, e generici appelli al rilancio, valorizzazione, sviluppo ed altre amenità simili. Giusto in campagna elettorale, grandi progetti e idee, i candidati sindaci che si affannano ad illustrare i progetti. E poi tutto si sgonfia. La verità e che nessun sindaco e nessun assessore negli ultimi vent’anni ha preso per mano il Casamale, incominciando dal ripristino della legalità. Un esempio? Il consigliere regionale dell’Udc, Carmine Mocerino, si è speso nelle ultime settimane per far arrivare fondi alla villa romana della Starza Regina o a S. Maria del Pozzo, ma al Casamale neanche un centesimo. Se ne riparlerà nella prossima tornata elettorale.
Cosa sarà il Casamale? Ah saperlo. I segnali degli ultimi anni non promettono nulla di buono. Solo chiacchiere e voti. Piani integrati, mille botteghe, puc e siad, progetti , idee e proposte, tavole rotonde, convegni, e tante promesse: tanto rumore per nulla. E quel poco gli amministratori sono stati costretti a fare, e sotto gli occhi di tutti. La metanizzazione ha prodotto strade più scassate di prima, basta vedere la lunga ferita che va da via Ferrante D’Aragona a via Troianiello, la pavimentazione un disastrato, interrotta perché sono finiti i soldi; il nuovo impianto di illuminazione pubblica non a norma come è noto; i fili dell’Enel e Telecom dovevano essere interrati e sono lì ancora penzolanti; la manutenzione ordinaria una chimera; il traffico impazzito, ognuno parcheggia dove quando vuole; luogo di spaccio con orde di giovani che arrivano da fuori per “farsi” (si sa chi sono gli spacciatori, ma ovviamente continua impunemente a rovinare famiglie); immigrati che vanno e vengono (ma davvero campano tutti lavorando?); la notte il quartiere è zona franca per violenti e balordi. Che fare del Casamale? Come diceva Eduardo: il nemico è in casa. E’ vero: i casamalisti sono nemici di se stessi. Già è difficile farne andare d’accordo due, figuriamoci dieci, cinquanta o cento. E così tristemente ci si chiede cosa ne sarà di questo centro storico. Fino alle prossime elezioni.
Lettera firmata
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