Abbiamo provato a convincerlo a non scendere ad aspettare che
arrivassero i soccorsi, ci ha risposto che ci voleva troppo tempo
avrebbe fatto prima lui”. Un atto di coraggio quello che ha ucciso
Antonio Annunziata che si è calato nel pozzo per salvare l’amico e
collega Alfonso Peluso che prima di lui nella cavità si era sentito
male. A raccontarlo è la signora Maria, che vive in affitto
nell’abitazione di via Pizzone Cassante dove i due operai stavano
realizzando il pozzo artesiano. “La settimana scorsa, il giorno in cui
è morta quella povera ragazza a Pollena Trocchia (Valeria Sodano,
affogata nel fango dell’alluvione del 20 ottobre, ndr) qui ci siamo
completamente allagati e quindi i padroni di casa avevano voluto far
allargare i pozzo che raccoglie le acque reflue. La strada, infatti,
non è dotata di fogne e quindi l’acqua piovana allagava case e
scantinati”. Gli operai erano a lavoro da qualche giorno, e la signora
Maria aveva avuto modo di portargli acqua e caffè, per allievare
quelle difficili ore di fatica per la realizzazione del pozzo. Ieri
mattina ha sentito delle grida ed è scesa in strada. “Era l’operaio
che urlava per chiedere all’altro di rispondergli”, racconta la donna,
“ho cercato di dissuaderlo, mi ha detto che doveva scendere altrimenti
passava troppo tempo. Appena si è calato abbiamo chiamato i vigili del
fuoco e i carabinieri”. Sul posto poi anche i vigili urbani e i
volontari della protezione civile di Somma Vesuviana. Una corsa con il
tempo del tutto inutile. Anche i vicini di casa prima che arrivassero
i soccorsi hanno provato a fare qualcosa, ma scendere nel pozzo era
impossibile. Tra questi anche Aniello Di Sarno, un giovane di 30 anni,
che ha provato a calarsi per prestare aiuto. “Ho chiamato mio padre ci
siamo attivati subito”, spiega il ragazzo, “ma non abbiamo potuto fare
molto purtroppo”. Il dispiacere di quanto è accaduto si legge sui
volti di tutti in quella strada di campagna tra Somma Vesuviana e
Brusciano. Ad uccidere i due operai la precarietà, la crisi economica,
un lavoro fatto per arrangiare. Annunziata, infatti, risultava
pensionato. Ma la pensione non bastava a portare avanti una famiglia
numerosa e allora continuava a fare il “pozzista”, come vengono
chiamati quelli che si occupano di questo genere di lavori. “Viviamo
in un periodo in cui la crisi economica è così grave che accade che
alcune persone siano costrette ad arrangiarsi”, commenta il sindaco di
Ottaviano, la città delle due vittime, Mario Iervolino, “E che debbano
farlo in condizioni sempre meno sicure e disumane pur di garantire i
soldi alla propria famiglia. Queste morti che piangiamo oggi sono
figlie della crisi”.

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