Somma Vesuviana. Ci vorrebbero pagine intere per scrivere il contributo che Francesco De Martino ha lasciato all’Italia tutta. Pagine fatte di lotta, di pensiero, di scritti, di azione politica. Professore universitario a Napoli, accademico dei Lincei, tra i massimi esperti internazionali di economia e diritto romano nel 1991 fu nominato (per la grandezza e per il lustro della sua figura umana ed intellettuale), dall’allora presidente della Repubblica Francesco Cossiga, senatore a vita. Insomma, per annoverare tra i propri concittadini un personaggio del genere molti Comuni farebbero carte false. A maggior ragione post mortem. Immaginate cosa si inventerebbero gli amministratori locali di questi Comuni. La piazza o la via più rappresentativa intitolata a lui. Un museo, o una stanza dove poter ospitare i suoi scritti, le sue foto.In acuni di questi spazi adibiti alla ricostruzione della memoria storica dell’illustre personaggio, potreste trovarci anche gli oggetti della sua quotidianità (dagli occhialini magari al rasoio. Dalle vestaglie ai papillon). Tutto ciò quindi che possa attrarre curiosità intorno ad un personaggio che resta, comunque, immortale padre della patria. Somma Vesuviana naturalmente questa occasione di rendere i giusti onori a Francesco De Martino non se l’è fatta sfuggire. Difatti, l’ultimo consiglio comunale, ha decretato che al professore venisse intitolata una piazza. L’intitolazione c’è anche stata: piazza Francesco De Martino/ già piazza 3 Novembre. Grandioso, finalmente giustizia è fatta diranno in molti. Peccato solo che piazza “3 Novembre” sia uno spazietto anonimo, calmo, piccolo e nascosto di una cittadina dall’estensione vastissima (se rapportata agli spazi angusti del vesuviano) e dalla popolazione che starebbe per toccare quota 40mila. Peccato solo che la sgangherata, e tenuta male perdipù, piazza centrale sia intitolata a Vittorio Emanuele III. Si, il Re di Peschiera, quello stesso Re, che dopo aver introdotto qualche buona riforma sociale bruciò, con la firma delle leggi razziali fasciste, tutto il contributo che Casa Savoia aveva dato al territorio italiano dal Risorgimento in poi. Il perché non ci sia stata la staffetta tra il Re ed il Professore è cosa nota. Se si trattasse semplicemente d’ideologia (perché De Martino è diventato per certi versi l’icona di una certa sinistra che ancora pensa prima di parlare) staremmo davvero messi mali. Semplicemente perché, al tempo del pensiero unico sommese (italiano), non sembra che ci siano grossi marchi ideologici a guidare questa cittadina e poi perché la potenza del pensiero di De Martino spezza clamorosamente gli schemi dietro i quali qualcuno vorrebbe nascondersi. Certo, la colpa è della burocrazia secondo il sindaco Allocca, perché, quando l’amministrazione D’Avino preparò l’incartamento per intitolare la piazza al professore commise degli errori che non permisero alla pratica di proseguire. E la colpa, stando sempre ad Allocca, fu di Crescenzo De Falco, all’epoca in An, il quale, con un gesto simbolico e, aggiungeremo noi intellettualmente violento, strappò la targa che campeggiava in piazza dedicata a De Martino. Salvo poi redimersi visto che, qualche mese fa, lanciò un iniziativa per intitolare lo spazio antistante a piazza Vittorio Emanuele III sempre al professore napoletano. Ma da allora niente è stato fatto. L’unico a protestare durante l’assise, opposizione a parte, è stato un cittadino il quale, con coraggio, ha urlato un clamoroso “Vergogna” a voto terminato. A proposito di cittadini. Il consiglio comunale di giovedì è stato davvero interessante sotto molti punti di vista. Il primo: l’assenza totale di cittadinanza probabilmente stufa della politica cittadina. C’era qualche giovane del Pd e qualcuno del Circolo Giovani di centro destra. Per il resto il vuoto totale che dimostra quanto, in questo momento storico, sia abnorme la frattura tra cittadinanza e classe dirigente. Segno di tempi obbietterà qualcuno, il quale però resta sempre elemento di una certa pericolosità. Naturalmente la politica fa ben poco per appassionare il pubblico. Taluni elementi dell’opposizione continuano a non presentarsi in aula. Quelli che si presentano, o non sembrano leggersi le carte, o sembrano frenati dalle dispute interne ai propri partiti. Su qualcuno grava anche il sospetto del collaborazionismo con il centrodestra. Centrodestra che qualche problema interno sembra averlo. Le assenze in consiglio di Esposito, Di Palma ed Allocca per il Pdl non sembrano casuali. Se sono movimenti carsici di insofferenza verso la gestione “centralizzata” dell’amministrazione cittadina del sindaco Allocca lo scopriremo in seguito. Come in seguito scopriremo chi è il capogruppo di Progetto Somma. Si, perché in una scena dalla fortissima teatralità che di politico ha ben poco, Sergio D’Avino si è dimesso da capogruppo nominando contemporaneamente il buon Alessandro Cimmino. Salvo poi fare marcia indietro dopo le vibranti proteste dell’ex socialista (in questo caso non avrebbe potuto avere più sensibilità nel trattare il caso De Martino?) Luigi Pappalardo il quale ha rimandato, ad una seconda puntata, la nomina del capogruppo.
Gaetano Di Matteo
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