mercoledì 27 Novembre 2024
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Somma Vesuviana, ennesimo scempio. Trafugata testa della statua di Apollo a Palazzo Vitolo

Somma Vesuviana. Decapitata prima e sfregiata poi. L’ultima vittima eccellente di un furto, tra gli inneggiati beni storico-archeologici di Somma Vesuviana, è stata la statua di Apollo che campeggia in una nicchia di Palazzo Vitolo in piazza 3 Novembre. A darne notizia alcuni abitanti dell’antica struttura i quali si sono accorti, qualche giorno fa, che all’antico simulacro mancava la testa. L’atto criminale potrebbe essere stato compiuto da qualcuno che, con ogni probabilità, aveva ben studiato come rubare in silenzio il reperto posto a diversi metri di altezza nella scala del palazzo. Non solo, ma chi ha compiuto il furto ha anche parzialmente danneggiato la base su cui è poggiato ciò che resta della figura di Apollo. Il reperto, secondo quanto scritto dallo storico locale Raffaele D’Avino in un articolo apparso su Summana del 1987, “è un’efebica figura nuda all’impiedi ed appoggiata ad una lira di squisita fattura ellenistica. Il corpo morbido e sinuoso- scriveva lo storico scomparso qualche anno fa- è sormontato da una testa con una lunga e ricca capigliatura che accentua la delicatezza femminea dell’insieme. Le dimensioni, compreso il piedistallo abbastanza massiccio, si aggirano sui due metri d’altezza ed il materiale usato è il nitido marmo di scultura in più parti scurito per la lunga permanenza alle intemperie e a causa di mancate operazioni di restauro”. Il corpo del reperto potrebbe, secondo studi effettuati agli inizi del 900, provenire dagli scavi pompeiani mentre la testa, risalente con ogni probabilità agli inizi del 700 “all’atto della collocazione della statua nell’attuale posizione fu espertamente modellata e aggiunta” . “Siamo costernati” afferma una degli inquilini che abitano Palazzo Vitolo. “Abbiamo presentato regolare denuncia sperando che si possa far luce su questa vicenda. Non è la prima volta che viene presa di mira l’Apollo. Qualche mese fa- afferma la donna che ha richiesto l’anonimato- si presentarono tre o quattro persone con una scala e delle corde. Mi dissero che i proprietari (che sarebbero tre n.d.r.) avevano ordinato il restauro del simulacro. A quel punto- ricorda la signora- mi affrettai a chiamare proprio i proprietari per avere conferma, ma nel frattempo quelle persone scomparvero nel nulla”. Questo episodio segue sia la scomparsa del capitello Corinzio del II o III secolo d. c. dal sito archeologico della Villa Augustea di Somma Vesuviana e sia la scomparsa delle otto, preziosissime, cinquecentine dal fondo letterario antico del comune. Capolavori difficilmente recuperabili, inghiottiti nel buco nero dell’indifferenza generale.

Gaetano Di Matteo

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