martedì 11 Marzo 2025
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Somma Vesuviana, abusivismo in pieno Parco del Vesuvio. Il presidente della Fondazione Lacryma Christi si difende

Somma Vesuviana. Dà la sua versione dei fatti Giacomo Tuorto, il presidente della Fondazione Lacryma Christi di Fontana Cupa del Vesuvio Onlus a cui il Corpo Forestale di Ottaviano prima ed i carabinieri della locale stazione poi hanno sequestrato un immobile abusivo di 160 metriquadri nel cuore del Parco del Vesuvio. L’81enne, denunciato dalle forze dell’ordine per abusivismo e per una successiva violazione dei sigilli, padre del consigliere comunale della maggioranza del sindaco Raffaele Allocca, Nello Tuorto, ha scritto una lettera alla redazione nella quale spiega le sue ragioni. L’uomo si difende ammettendo l’abuso che però, a suo dire, non è totale, ma “semplicemente è una difformità rispetto alla documentazione in suo possesso”. La tesi, il presidente Tuorto, la presenta nella sua richiesta di dissequestro del manufatto abusivo. “Nel relativo sopralluogo anche del tecnico comunale di Somma Vesuviana, si accertava che i lavori afferenti al predetto manufatto erano stati eseguiti in parziale difformità al rilascio di apposita D.I.A. autorizzata dal Comune di Somma Vesuviana, atteso che, i verbalizzanti descrivevano che in loco vi era u nmanufatto di circa mq. 160 per un’altezza di mt. 3,00 circa, completamente interrato, con solaio di copertura ancora da completare, parzialmente difforme rispetto a quanto descritto nella D.I.A. autorizzata dal Comune di Somma Vesuviana (30.07-08) col nulla osta anche il Parco Nazionale del Vesuvio (14-11-08)” recita la richiesta di dissequestro presentata al Gip di turno dall’anziano presidente.”In particolare, anche a seguito della documentazione esibita si evidenziava la realizzazione all’interno dell’area di proprietà della Fondazione riportata del Comune di Somma Vesuviana, di un manufatto di dimensioni diverse rispetto a quelle riportate e descritte nella D.I.A. ad oggetto, tra l’altro, la ristrutturazione di un pozzo esistente per l’accumulo di acque piovane, poiché è questa l’opera oggetto di sequestro”. Dunque era intenzione della Fondazione riqualificare un vecchio fabbricato, ripristinare la vecchia recinzione e ristrutturare il pozzo per la raccolta delle acque piovane ” dando priorità a quest’ultima poiché indispensabile per le attività di irrigazione e di trattamento delle viti impiantate”. “Così si è proceduto, in primis, a ripulire il vecchio pozzo di raccolta da tempo in disuso, per poi procedere agli interventi di ristrutturazione dello stesso. Proprio nell’esecuzione delle preliminari opere di sgombro e verifica dello stato del vecchio pozzo, si è riscontrato che, verosimilmente, nel corso degli anni, buona parte del pozzo, la cui profondità era originariamente di oltre metri 5 per circa mq. 40 di perimetrazione, così come riportato nei grafici allegati alla D.I.A.; risultava ostruita e di non facile recupero se non con l’impiego di specialistiche attrezzature per l’escavazione di pozzi”.” Tale impedimento è stato l’unico e vero argomento che, in perfetta buona fede ci ha spinto ad ipotizzare la possibilità di evitare il ricorso a lavori con utilizzo di attrezzature pesanti ed invasive, in pieno Parco del Vesuvio, e fermarsi nella opera di ristrutturazione del preesistente pozzo ad una profondità di metri 3 in luogo degli originari metri 5, ampliando la perimetrazione al fine di ottenere approssimativamente una capacità di contenimento d’acqua sufficiente al fabbisogno dell’impianto viticolo, dotando il pozzo in corso di ristrutturazione di un più agevole e meno pericoloso accesso per le operazioni di ispezione, di manutenzione ordinaria e di pulizia”. “In buona sostanza si intendeva passare da una vasca di profondità di metri 5 circa ad una vasca di perimetrazione più ampia ma con una profondità notevolmente inferiore, migliorando le possibilità d’accesso al pozzo, che comunque resta opera completamente interrata.
Questo è il fatto storico, queste le motivazioni e l’animus che mi hanno mosso nell’esecuzione delle attività ancora non completate, finalizzate alla ristrutturazione e soprattutto riutilizzo del pozzo per i fini agricoli descritti. A fronte di tutto ciò, c’é da constatare, un forte accanimento da parte di qualcuno operante o residente nei paraggi della proprietà della Fondazione, il quale, pur di contrastarne le iniziative, chi sa per quali oscure motivazioni; oltre a segnalare con isistenza reati inesistenti alle forze dell’ordine, è arrivato fino al punto di incendiare la cassetta Enel ed il contatore intestato alla Fondazione. Per tale fatto s’é provveduto già a sporgere apposita denuncia contro ignoti il 26 luglio scorso”.

La redazione

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