Un consiglio comunale convocato in un orario assai curioso: le 13.15 si è sviluppato e si è concluso con una serie di “colpi di scena” che hanno fatto prima evidenziare le spaccature interne alla maggioranza di centrodestra, poi hanno sottolineato le divergenze di opinione nella minoranza ed infine hanno visto rientrare il “figliol prodigo”, un rientro accompagnato da alcune urla a seduta conclusa. Insomma, è questa in estrema sintesi la seduta consiliare che si è tenuta ieri a Somma Vesuviana eppure all’ordine del giorno vi era sia la questione Tares (tanto cara ai cittadini) che il Bilancio consuntivo. A seduta cominciata è apparso subito evidente che i consiglieri di maggioranza non avevano i “numeri” per continuare l’assemblea, erano presenti soltanto in 10 (assente il sindaco Raffaele Allocca per motivi di salute), mentre all’opposizione erano seduti Giuseppe Auriemma e Giuseppe Cimmino per il Pd, Giovanni Bianco e Pasquale Piccolo per l’Aurora, Antonio Mocerino per l’Udc e Alfonsina Stazione Progetto Somma. Grandi assenti i consiglieri comunali di Forza Italia, reduci dalla manifestazione romana dei giorni scorsi per il sostegno al loro leader Silvio Berlusconi. Ed è stata proprio la minoranza, restando al suo posto, a garantire il numero legale e lo svolgersi dell’assemblea consiliare. “Per senso di responsabilità”, spiegheranno gli esponenti dell’opposizione perché se la Tares non fosse stata approvata migliaia di cartelle non sarebbero state più valide e il Comune avrebbe rischiato il “fallimento”. Approvato (dalla maggioranza con il voto contrario della minoranza, escluso l’astensione di Mocerino) il provvedimento il Pd ha chiesto la sospensione della seduta, a quel punto andava presa una decisione: lasciare l’aula e impedire che il Bilancio passasse (per quella sola seduta) oppure restare. Nella minoranza contrari (per ragioni diverse) ad andare via sono sembrati Piccolo e Mocerino, sempre per una questione di “responsabilità nei confronti dei cittadini”. Decisi a lasciare l’aula i democratici e Bianco, proprio per dare un chiaro segnale della fase di sbandamento che la maggioranza sta vivendo ormai da mesi, fin dal primo consiglio comunale. Mentre si dibatteva sul da farsi i telefoni si erano fatti “bollenti” ed ecco arrivare a Palazzo Torino (tra il malcontento di qualche collega di coalizione) tre consiglieri “ritardatari”: Antonio Granato, Luisa Iovino e Lucia Di Pilato. A quel punto restare in aula o andare via per l’opposizione non aveva più valore. Ed ecco che il voto si è tenuto questa volta però tutti e sei consiglieri hanno votato contro lo strumento contabile. Nota d’interesse, nessun intervento tecnico da parte dei consiglieri che sostengono Allocca, mentre sui provvedimenti economici Cimmino ha fatto una lunga e attenta disamina. Un intervento da parte della maggioranza però merita attenzione, quello del consigliere Giuseppe Di Palma che ha ringraziato tutti i consiglieri presenti in aula, prima quelli della minoranza e poi i suoi colleghi, escludendo in maniera chiara i tre “ritardatari” per il senso di responsabilità dimostrato. Un modo per evidenziare ancora di più la rottura già esistente? “Grazie ai miei colleghi”, ha sottolineato Di Palma nel suo intervento, “siamo riusciti ad approvare gli allegati al bilancio 2013 che, nostro malgrado, comporteranno un aumento della Tares del 35%. Governare in un momento di crisi come questo è sicuramente impopolare, dover approvare aumenti indiscriminati calati dagli organi sovracomunali non è semplice. Informiamo i nostri cittadini circa la esistenza di mostri politici di prebassoliniana memoria (SAPNA) che incidono per il 30% sul costo della Tares. La matematica non è un opinione”. Finito il consiglio, alcuni esponenti della maggioranza si sono trattenuti nell’androne di Palazzo Torino nella quale evidentemente si discuteva animatamente (stando al tenore della voce dei partecipanti all’incontro). Ma se chiedete alla stessa maggioranza se ci sono problemi, e noi lo abbiamo fatto, la risposta sarà: “Quali problemi? Non ci sono problemi. Avremmo avuto in ogni caso il numero per votare il bilancio anche se i tre consiglieri non fossero arrivati”. A buon intenditor poche parole.
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