Somma Vesuviana. “Cos’è quella lucina che si vede sulla punta più alta del Monte Somma (il Ciglio, ndr)?”. Chi vive a Somma Vesuviana se l’è sentito chiedere tante volte e allora siamo andati ad approfondire la questione. Ed ecco la vera storia della luce, sempre accesa, sulla montagna che sovrasta la zona Vesuviana.
“La luce sul Ciglio situata davanti alla chiesetta fu installata nella primavera del 1993 da Enrico Di Madero”, spiega Tommaso Coppola che da anni si occupa della manutenzione dei pannelli solari che permettono alla luce di restare accesa, “Enrico però vive a Bologna, così un po’ per la lontananza un po’ per la mancanza di tempo, nel 1996 mi affidò la manutenzione e la cura dell’impianto. All’epoca ero un giovane studente dell’Itis Ettore Majorana con la passione per la tecnologia. Inizialmente l’impianto era formato da un piccolo pannello fotovoltaico di 60 watt, da un regolatore di carica, una batteria per auto e una lampadina a 12 volt di 7 watt, ricavata da uno stop di un auto. Ma allo stesso tempo era un impianto davvero ‘rivoluzionario’. Costò all’incirca 1 milione di lire, pagato interamente da Enrico Di Madero. L’Impianto è rimasto invariato fino al 2004. Poi l’ho trasformato installando 4 pannelli fotovoltaici di 90 watt cadauno, un regolatore di carica digitale, una batteria 12v a gel, e un faro a led di 20 watt, grazie al quale è possibile vedere la luce anche in tutti i paesi limitrofi. Gli attuali pannelli mi sono stati donati dalla sede RAI way Basilicata provenienti da un impianto dismesso. Nel corso degli anni spesso è capitato di dover sostituire la batteria dell’impianto, il cui peso si aggira intorno ai 27 chilogrammi, fortunatamente per il trasporto del materiale ed eventuali collaborazioni ho sempre trovato il sostegno degli amici delle Paranze, che si sono dimostrate sempre gentili e disponibili”. Una luce che però ormai è chiaro non è semplicemente una luce, per chi ha fede nella Madonna di Santa Maria a Castello che oggi, 3 maggio, ha il culmine delle celebrazioni e festeggiamenti a lei dedicati. Un punto cui si volge lo sguardo praticamente ogni notte. “Nel corso degli anni la luce è diventata un po’ il riferimento, il simbolo della chiesetta”, conclude Coppola, “guardare la luce la sera e diventato un po’ come guardare la nostra amata Mamma Schiavona (il nome popolare con cui è nota la Madonna, ndr), soprattutto nelle notti fredde, buie e tempestose, un po’ come una speranza che si accende. Ringrazierò sempre Enrico Di Madero per quello che ha fatto, e un preghiera per lui in questo momento che purtroppo, per l’età attualmente ha circa 80 anni, non gode di buona salute”.
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