L’ottava opera in concorso alla rassegna savianese ha la pretesa di lanciare messaggi intrisi di attualissime problematiche siano esse rivolte al sociale, quale il tema della disabilità, delle barriere architettoniche, delle difficoltà dei diversamente abili … che ai rapporti prettamente interpersonali, quali la crisi della coppia e la sua ‘rinascita’ attraverso un bisogno di complicità, di calore umano, di rivalsa, ma anche di incomprensioni, incomunicabilità, tradimenti, … autentici leitmotiv dell’esistenza.
Le opere di Thomas Mugnano si rifanno a collaudati stereotipi cabarettistici, ribadendo uno stile ‘tragicomico’ che trova materia fertile in una narrazione con frequenti colpi di scena, frutto di una comicità esilarante e per niente scontata, ma che invitano anche a ‘riflettere’.
Di certo non mancherà la sorpresa finale, ma questo non è assolutamente da rivelare allo spettatore! Quello stesso spettatore che deve sentirsi invogliato ad ‘occupare’ la poltrona teatrale con una certa assiduità, non solo per i proverbiali ‘colpi di scena’, bensì per pretendere anche qualche ‘colpo di genio’.
E per genio non intendiamo per forza capolavori da palcoscenico, ma anche trame ben orchestrate con attori di una certa bravura, che siano essi in grado di trasmettere alla platea quel ‘pathos/ethos’ che li faccia uscire a termine spettacolo almeno più spensierati e sereni, per affrontare, qualche ora dopo, tutti i problemi del quotidiano.
E poi, per dirla alla Giovanni Palladoro: “Con la crisi che investe anche l’arte, la cultura, lo spettacolo … il teatro in particolare, se non ci si riesce ad inventare formule positive, che suscitino il gradimento del pubblico, andremo incontro a grosse difficoltà per organizzare rassegne come lo è quella savianese”, si esprime il direttore del teatro auditorium, che già da qualche tempo sta compiendo salti mortali per soddisfare le varie componenti che girano intorno alla kermesse.
“I tagli messi in atto dal governo – prosegue – con conseguente passaggio delle gestioni dei miseri fondi alle amministrazioni locali già indebitate di loro, non è certo un buon segnale. Come alternativa bisognerebbe rivolgersi agli ‘sponsor’, ma anche questi sono oberati di difficoltà per sopravvivere e quindi meno propensi alle partnerschip, e non per colpa loro.
“Insomma – conclude il sapiente gestore – in attesa di una ripresa dell’economia globale, solo opere di un certo livello, che non siano sciatte ed insignificanti e che non si imbottiscano di un perfido scopiazzare, possono aiutare a superare questi momenti di difficoltà, soprattutto quelli che viviamo adesso e che, purtroppo, sono destinati a peggiorarsi, per forza di cose, già nel prossimo futuro”. E se queste cose le dice uno che ‘riempie’ sempre il teatro, c’è veramente da preoccuparsi!!!
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