Sant’Anastasia. Da Felice Mafellotto, di SOCIETA’& COMUNITA’
circolo d’impegno civico riceviamo una lettera che pubblichiamo.
Egregia direttrice,
nel complimentarmi per la puntualità dell’informazione, mi pregio evidenziare l’assoluta pacatezza e neutralità manifestata sulle ultime rese note e provenienti da Sant’Anastasia.
Per quanto verificatosi sino a oggi, da cittadino anastasiano, senza commentare gli eventi e, al di là di quanto è stato praticato per legge circa il ritiro delle dimissioni del sindaco, ritengo che l’unica soluzione praticabile è quella di andare alle elezioni.
D’altronde, chi meglio del cittadino – elettore può decidere?
La situazione politica – amministrativa si presenta irreversibile e ogni riflessione, legittima o no, è mera rappresentazione del superfluo; perciò, ribadisco, l’unica chance è dettata dal principio fondamentale dalla democrazia: ” il diritto al voto “.
D’altronde che significato può assumere il ritiro delle dimissioni del sindaco, quando la situazione politica si presenta deteriorata al punto tale da non poter essere ricostruita?
Ogni interrogativo deve essere valutato in riferimento alla possibilità di scegliere tra l’essere e l’apparire.
Non si tratta di dare risposta a un dubbio ma, piuttosto, dare certezza o, forse meglio, contezza del proprio ruolo, quale logica conseguenza di un risultato elettorale che ha comportato la rappresentanza istituzionale di una comunità.
La scelta consiste nel decidere se: essere il sindaco eletto e voluto dal popolo oppure apparire l’uomo che svolge la funzione di mera rappresentanza della comunità anastasiana, perchè politicamente dipendente da duumvirati o triumvirati?
Sant’Anastasia ha bisogno di un’azione politica – amministrativa capace di catalizzare tutte le energie disponibili di cui gli anastasiani dispongono, da rivalutare attraverso un percorso critico di verifica dell’attuale, da rapportare al fiorente passato col fine superiore di poter determinare il futuro.
Perciò domando: quanto posto in essere dall’attuale governo cittadino, dai soloni della politica anastasiana, è idoneo a dare soddisfazione alle legittime, aspettative degli anastasiani?
Appare ovvio evidenziare, che gli anastasiani non credono alla regola del campo indiano dove il totem è posto a garantire il responso degli spiriti notturni ma, piuttosto, si domandano se il destino, cinico e baro si è accanito contro di loro o, piuttosto, ogni cosa, è opera del diavolo (?!).
Sono convinto che, per dare soluzione ai molteplici problemi della nostra comunità, non c’è bisogno dell’intervento di chi ha svelato il mistero del quinto postulato di Euclide ma, piuttosto, della condivisione della pratica cristiana consistente “ nell’agire per il bene comune “; perciò si pone d’obbligo l’ulteriore interrogativo: gli anastasiani, sono pronti a realizzare questo momento?
E, può condurci a una riflessione quanto scritto da Papa Benedetto XVI nell’enciclica “ Caritas in veritate “ “Oggi il quadro dello sviluppo è policentrico. Gli attori e le cause sia del sottosviluppo sia dello sviluppo sono molteplici, le colpe e i meriti sono differenziati. Questo dato dovrebbe spingere a liberarsi dalle ideologie, che semplificano in modo spesso artificioso la realtà, e indurre a esaminare con obiettività lo spessore umano dei problemi.”.
E può soccorrerci il “ Canto della Speranza “.
tratto da Figure “ Il colore delle emozioni “ Ed. Terra di Mezzo, maggio 2009, prof. Luigi De Simone)
Fratelli che abitate l’aria,
gorgoglio di sorgente,
il vostro canto
fa festa al nuovo giorno.
Ecco la carovana delle colline,
scure come nuvole basse
o elefanti in processione,
e dietro, incendio rosso di lava
arrossa
la grande tunica che s’allunga nel cielo.
O annuncio sempre veritiero!
O luce che ritorni a rischiarare
le nostre case!
Lucicchio di specchi in lontananza,
essere e cose dal nulla evocati.
La terra s’inaridisce
sotto la fila di pini malaticci,
colonne contorte di fumo,
un gufo sulle macerie del vecchio castello.
Dio mio,
come siamo arrivati
a tutto questo…
Se nemmeno più nelle famiglie
c’è amore,
se falso è il sorriso
sulla bocca degli amici,
come potrà rifiorire il ciliegio,
come torneremo a mangiare
il pallido frutto rosa?
O speranza che sempre ti rinnovi,
un giorno ci affacceremo
sulla valle fiorita
della promessa compiuta,
e quello che amiamo
non ci sarà strappato.
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