Sant’Anastasia . “Il consiglio comunale va sciolto punto e basta”. Né è convinto il consigliere comunale del Pd, Antonio Dobellini. Un politico che si procedure amministrative ha ampia conoscenza, assessore e consigliere comunale più volte negli ultimi anni e candidato a sindaco del centrosinistra nell’ultima tornata elettorale. Dobellini si è rifiutato di accettare la notifica della diffida inviata dal Prefetto, Alessandro Pansa, l’11 giugno, e non solo. Ha deciso anche di scrivere una lettera a Pansa per spiegare perché secondo lui l’attuale assise cittadina non dovrebbe più essere in carica dal 4 giugno. La notifica del prefetto intima ai consiglieri di “provvedere in ordine all’approvazione del bilancio di previsione per l’esercizio finanziario 2009, entro e non oltre il termine di gg. 20 (venti) a far data dalla ricezione del presente provvedimento”. Un punto su cui l’esponente del Pd non è d’accordo. “Il sottoscritto ha rifiutato di ricevere la richiamata notifica”, scrive Dobellini, “Come Lei certamente saprà, in data 4 giugno il Consiglio di Sant’Anastasia, regolarmente convocato ha, con maggioranza assoluta dei propri componenti, bocciato il bilancio di previsione per l’esercizio finanziario 2009 presentato dalla Giunta comunale, oltre che il rendiconto esercizio finanziario 2008 ed il piano triennale delle opere pubbliche. Il voto contrario espresso dal Consiglio Comunale a norma del combinato disposto di cui all’art. 141 comma 1 c) e comma 2 del D.Lvo. 267/00 vincola la S.V. ad attivare la procedura per lo scioglimento del Consiglio comunale, in sostituzione della Civica Amministrazione, senza concedere l’ulteriore termine di gg. 20 (venti), in quanto lo stesso va concesso solo nel caso in cui il consiglio comunale non si sia espresso in materia. Il Consiglio Comunale dopo il termine del 31 maggio si è riunito ed ha bocciato il bilancio di previsione per l’esercizio finanziario 2009, il rendiconto esercizio finanziario 2008 ed il piano triennale delle opere pubbliche”. La bocciatura al documento contabile arrivò non soltanto dai banchi della minoranza, anche tre esponenti del Pdl (Alfonso Gifuni, Vittorio Piccolo e Vincenzo Ceriello) decisero di non approvarlo. Tanto basterebbe, secondo l’esponente del Pd, per mettere la parola fine all’amministrazione comunale di centrodestra che, tra alti e bassi, governa dal 2007 Sant’Anastasia. E ne erano convinti in molti, tanto che lo stesso sindaco Carmine Pone aveva parlato di fine anticipata del suo mandato il 4 giugno, subito dopo il consiglio comunale. Pone usò toni duri contro i suoi stessi alleati, non soltanto Gifuni, Ceriello e Piccolo, ma anche verso i due esponenti dell’Udc in consiglio comunale (Mauro Beneduce e Antonio Ceriello) che non parteciparono a quell’importante seduta consiliare. Ma il giorno dopo la situazione cambiò, con la novità che riguardava la diffida del prefetto. Diffida che è stata notificata l’altro ieri, concedendo altri venti giorni al centrodestra per ridiscutere del Bilancio. Un punto su cui non concorda Dobellini che chiede pertanto a Pansa: “Di dare inizio alla procedura per lo scioglimento del Consiglio comunale”. Nuova tegola, dunque, per il sindaco Pone che in questi giorni è in “silenzio stampa”. Come nella migliore tradizione calcistica, quando una squadra incassa risultati negativi l’allenatore preferisce non rilasciare dichiarazioni. Intanto si starebbero svolgendo le riunioni per decidere come risolvere la crisi tutta interna al Pdl. L’Udc potrebbe ritornare sui suoi passi e presentarsi in consiglio comunale, e anche i consiglieri “ribelli” potrebbero decidere di approvare il documento contabile. Ma alla base del ripensamento c’è il rimpasto della giunta. Un tema delicato, se si tiene conto che il primo cittadino ha gestito con difficoltà gli ultimi due anni, senza avere maggioranza nell’assemblea consiliare, e nonostante i disagi non ha mai voluto “ritoccare” il suo esecutivo. Nonostante che le critiche per il metodo con cui avesse scelto i suoi assessori fossero arrivate proprio dai suoi più stretti alleati. Ora Pone dovrà rinunciare ai suoi uomini di fiducia se intende restare sullo scranno più alto di Palazzo Siano per i prossimi tre anni.
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