venerdì 20 Settembre 2024
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San Valentino: La festa dell’ipocrisia che divide i cittadini in quelli di serie A e di serie B

“Una parola ci libera di tutto il peso e il dolore della vita: quella parola è Amore” scrisse Sofocle secoli fa. E chissà quante miliardi di volte da, oggi e fino a domenica, giorno di San Valentino, questa parola rimbomberà nella testa di milioni di persone in tutto il mondo. I greci erano specifici nel definirlo. Per loro era Eros. Gli avevano anche riservato un posto nell’Olimpo. Noi cristiani invece gli abbiamo trovato un Santo protettore: San Valentino (Protettore della città di Terni) il quale scandisce il 14 febbraio di milioni di innamorati( o presunti tali) in tutto il mondo al ritmo di cene a lume di candela, galanterie, regali più o meno sontuosi, frasi, eternità ed intensi sospiri dell’animo. Il classico dei classici è la proposta di matrimonio. La “festadeglinnamorati” è anche molto altro. E’ qualcosa che nel corso del tempo ha spaccato (come molte feste del resto) l’opinione pubblica degli italiani: così per alcuni è solo un enorme spot commercial-conformista, mentre per altri è un appuntamento imperdibile al pari della festa della Repubblica (è una battuta, in pochi conoscono il significato della festa della Repubblica). Non solo. Potrebbe essere una cassa di risonanza della tristezza per chi è solo o per chi ha da poco perso un Amore. Pure San Valentino però ha un suo canone inverso. Si, perché nel bel-paese italiano c’è ancora chi sente di vivere un amore (civilmente) negato. Ecco, se chi scrive fosse omosessuale probabilmente avrebbe molti più motivi per essere addolorato che non felice per l’evento. Certo, molti penseranno che “nessuno vieta agli omosessuali di vivere intensamente e liberamente il loro Amore nella giornata dell’amore”. E ci mancherebbe. Sembra però alquanto odiosa la forma di discriminazione sociale nei confronti di chi è attratto da persone dello stesso sesso. Una forma di discriminazione che nella giornata dell’ “amamosi tutti” diventa come il sale su una ferita aperta. Si perché uno “Stato di Diritto” (l’Italia dovrebbe esserlo) non può continuare ad avere sul proprio territorio cittadini di serie B. Perché di questo si tratta quando affrontiamo il tema delle coppie omosessuali: di negare dei diritti fondamentali a persone che diventano de facto cittadini di serie b. Così quelli che in principio furono i Pacs, poi i Dico ed infine i Cus (forse l’unica cosa per la quale varrebbe menzionare l’ultimo governo Prodi) sono rimasti lettere morta per la gioia di una dottrina ecclesiastica lontana anni luce dalla società intorno a noi. “È difficile dire dei no, porre dei paletti in ordine al bene quando viene a cadere un criterio oggettivo per giudicare il bene e il male, il vero e il falso. Se l’unico criterio diventa quello dell’opinione generale perché dire no, oggi a forme di convivenza stabile alternative alla famiglia, ma domani alla legalizzazione dell’incesto o della pedofilia tra persone consenzienti?” disse il cardinal Angelo Bagnasco nel 2007 per chiudere ermeticamente la “sua” Santa Romana Chiesa (e di riflesso quella parte politica che si rifà ai valori “ecclesiastici”) di fronte all’idea generalizzata che i gay ormai non fossero più un corpo estraneo e peccaminoso della società contemporanea. Ovviamente verrebbe voglia di chiedere al porporato “In quale paese del mondo (E parliamo di Spagna, Germania, la cattolicissima Spagna, alcuni stati degli U.S.A.) che ha adottato le unioni civili o i matrimoni tra gay, si fanno proseliti o politiche per liberalizzare l’incesto o la pedofilia”. Per non parlare dell’argomentazione secondo la quale la “Famiglia” si estinguerebbe o sarebbe messa in pericolo dalle unioni civili (Ritorna la domanda: “Nei paesi del mondo dove ci sono Pacs ed etc etc… la famiglia si è estinta?). Naturalmente quello dei diritti negati agli omosessuali è uno degli aspetti della vicenda. Perché nel calderone ci finiscono pure quelli che decidono di unirsi in “coppia”, ma senza Eros. A loro, così come agli omosessuali, è negata una lunga e seriale sfilza di diritti. Da quello di decidere in materia di salute o morte del convivente ai diritti di successione. E questo francamente sembra una pecca davvero grossa per uno Stato che si definisce di “diritto”. A maggior ragione se, in modo alquanto odioso, i regolamenti del Parlamento italiano hanno una disciplina differente dal resto della nazione. Disciplina che regolamenta parte di questi diritti “negati” agli omosessuali e ai conviventi.
Ma si sa, come scrisse quel tale “L’ipocrisia è un vizio che rende alla virtù”. Buon San Valentino a tutti, ma veramente a tutti.

Gaetano Di Matteo

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