giovedì 19 Settembre 2024
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San Giuseppe Vesuviano. Omicidio Pizza, continuano le indagini, alla ricerca dell’arma del delitto

San Giuseppe Vesuviano. Continuano le indagini sulla morte del giovane Giuseppe Pizza. Capitolo chiuso ma solo per una prima parte. Dopo l’arresto effettuato nella mattinata di mercoledi con le due ordinanze di custodia cautelare arrivate per i due giovani Giuseppe Casillo, 19enne di San Giuseppe Vesuviano e L.M. di 17 anni di Ottaviano, i carabinieri non accennano a chiudere la vicenda, viceversa si intensificano sempre di più, e seppur giunti a metà del percorso il quadro non è ancora completo. Gli indiziati numeri uno che hanno trascorso la loro prima notte tra le sbarre di un carcere avranno avuto senza dubbio tempo per riflettere. Tra i loro pensieri, sensi di colpa o di discolpa, una lunga notte di riflessione, a cui senza dubbio ne seguiranno delle altre, almeno fino a quando nei prossimi giorni non verranno nuovamente interrogati dagli investigatori. Durante l’interrogatorio infatti, non si esclude assolutamente, che altri elementi possano emergere, dettagli fondamentali che potranno cosi finalmente chiudere il quadro di questa maledetta storia. ma cosa manca? Tanto o poco che sia, al momento è l’arma del delitto che sembra essere scomparsa nel nulla. I carabinieri del Nucleo Operativo dei Carabinieri di Torre Annunziata coordinati dal capitano Luca Toti e il Tenente Alberto Deglieffetti, in stretta collaborazione con gli uomini della stazione di San Giuseppe Vesuviano guidati dal Maresciallo Antonio Prete e Giuseppe Sannino, dovranno ora mettere in campo ancora maggiore meticolosità e professionalità e stringere le ricerche. Dove sia stato nascosto l’arma del delitto, un coltello con una lama lunga e larga, almeno da quello riscontrato dall’esame autoptico sul corpo di Pizza, ancora non viene svelato nemmeno dai due colpevoli. In quella maledetta sera del 18 ottobre, quando Giuseppe Pizza è stato ucciso freddamente dalla mano del minorenne L.M. mentre il suo complice Giuseppe Casillo, lo aiutava pestandolo a sangue, probabilmente i due, in preda alla fretta,hanno portato con sé l’arma lanciandola dal finestrino durante la fuga. Ma l’ipotesi più accreditata sembra però un’altra. L.M. e Casillo hanno portato con sé l’arma e solo dopo un giorno dal delitto i due avrebbero provveduto a nasconderla accuratamente in un luogo nascosto. Toccherà ora agli uomini dell’operativa scavare a fondo nella vita dei due, anche se l’augurio è che almeno ora, la coscienza umana smuova i due e li spinga a collaborare con la giustizia. Ma l’arma del delitto non sembra essere l’unico interrogativo non ancora chiarito. Secondo infatti gli ultimi risvolti, e soprattutto da quando emerso dagli ultimi riscontri, L.M. e Casillo potrebbero nascondere altri complici. Insomma altri giovani che quella notte erano li sul luogo del massacro. Probabilmente erano a bordo di un’altra autovettura e hanno assistito alla barbara vicenda. Non colpevoli ma complice di un silenzio lungo due mesi. Nel frattempo la parola in questi giorni spetta ad due legali, Capasso e Ranieri, che dovranno cercare di assistere con altrettanta coscienza e professionalità i propri assistiti. Un compito difficile per i carabinieri che continuano ad inseguire ombre che ora dopo ora svelano immagini sempre più chiare e un compito altrettanto difficile per la difesa che dovrà cercare di costruire o rafforzare alibi troppo deboli.

Giovanna Salvati

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