Salerno. Sabato 25 aprile festa della Liberazione. Festa inzuppata di valori e principi democratici. Festa che richiama alla memoria il sacrificio di donne e uomini per quelle libertà sulle quali costruire un mondo migliore. Salerno 25 aprile festa della Liberazione ore 23,30 Via Roma ingresso del teatro-discoteca Vittoria, cuore pulsante e snob della movida notturna salernitana. Alcune ragazze avvolte nei loro trench (vero e proprio must di stagione) cercano “disperate” il loro Pr che dovrebbe farle entrare, ma che non si fa vedere. Due coppie di ragazzi entrano nel negozio di abbigliamento che si trova sotto i portici del corso. Quest’ultimo ha la peculiarità di essere aperto solo di sera. Ne escono delusi, non gli è piaciuto niente di quello che hanno visto. Intanto i primi ragazzi cominciano ad entrare nel locale. Fuori a fare da guardiani i buttafuori. Tenuta d’ordinanza grigio topo. Camicia aperta, petto stirato e senza un pelo. Il crocifisso è ben in vista. Le giacche sembrano esplodere da un momento all’altro. Hanno dei fili che arrivano all’orecchio(tipo quello degli agenti CIA in certi film americani). Stanno appoggiati alla transenna ed osservano il passaggio della gente. Gente che passeggiando lancia un occhiata ad un fagotto. Anzi ad un corpo. Si perché, a pochi centimetri da quello che può essere la ragione di vita di una serata per molti, giace accartocciata una donna che dorme rannicchiata. Dorme poggiata su un enorme busta di plastica ripiena probabilmente di stracci. Forse c’è l’intera sua esistenza in quel bustone bianco. A tener compagnia a questa clochard una birra ancora da bere. Molti le passano accanto e la osservano. Chissà cosa penseranno di quest’essere che spesso trova rifugio davanti a quella serranda abbassata e a pochi centimetri dal teatro-discoteca Vittoria. La volante della polizia municipale costeggia continuamente i portici. Sono gli uomini con i manganelli di cui si vanta il sindaco De Luca. Anzi a dirla tutta è lo stesso De Luca ad essere una sorta di vanto nazional-popolare per la sgangherata sinistra campana. Ma nessuno fa una grinza. Quell’essere umano, dissociato dal mondo, non è un pericolo. E’ solo un innocuo corpo steso. Non c’è bisogno del manganello o dell’esercito o di un consiglio comunale straordinario o di una riunione urgente al Viminale. Quella donna non vale una grinza o un sussulto. Ad un certo punto però qualcosa succede. Uno scooter sale sul marciapiede e percorre i portici alla faccia della pedonalità dell’area. Alla guida un uomo. Parcheggia quasi sulla busta della clochard. Qualcuno, tra le risa e il filo di musica che giunge dall’entrata del locale, gli fa notare la cosa. Allora sposta di qualche centimetro il mezzo, ma lo lascia (come si vede dalla foto) a poca distanza dalla donna a terra. E’ uno dei buttafuori del locale. Si leva il casco. Sembra una melanzana nel mese di gennaio. E’ bruciacchiato di lampada. Il petto è lo stesso degli altri, il crocifisso pure. Cambia il ghigno che è sa tanto di cretino patentato. Prende il posto dei suoi colleghi. Ripassa l’auto con a bordo i vigili urbani che del motorino parcheggiato in bella vista sotto i portici non dicono niente. Raccapricciante. Una comitiva di ragazzi si rende conto della cosa. Danno un occhiata alla donna stesa. Poi al buttafuori. Parlano, uno di loro si accorge dell’ingiustizia che si sta perpetrando sotto i suoi occhi, ma si rende conto che con quell’energumero c’è ben poco da fare. La legge sulla privacy ci proibisce di sbattere in prima pagina il volto di questi moderni stupidi, grandi, grossi ed arroganti all’unisono. Peccato.
Dopo la foto rubata (Tento d’immaginare la scena nella quale il “bodyguard” mi becca) lasciamo quel microcosmo al suo posto. Le luci si confondono tra loro. L’odore del mare è mortificato dallo smog. Il traffico a quell’ora è all’apice ed la festa della Liberazione è solo l’ appendice ad una serata spensierata per alcuni. Una notte buia e fredda per altri.
Sabato 25 aprile ore 23,30, festa della Liberazione. Cristo con tutta probabilità ad Eboli stanotte non ci arriverà.
Gaetano Di Matteo
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