La salvaguardia delle razze di animali autoctone in via di estinzione; lo sviluppo e la valorizzazione delle aree interne, nel rispetto delle proprie identità storico-culturali sono al centro del progetto Safe Tga. Linee guida ed obiettivi a lungo termine saranno illustrati nel corso di un evento di presentazione in programma mercoledì 5 giugno alle ore 10.30 nell’aula Miranda del Dipartimento di Medicina Veterinaria e Produzioni Animali della Federico II in via Federico Del Pino n.1 a Napoli.
Capofila del progetto è la Società Agricola Green Company. Gli altri soggetti partecipanti, insieme al DMVPA sono Proagris srl, Legambiente Campania e dodici aziende agricole, custodi della biodiversità zootecnica della Regione Campania.
La custodia delle identità territoriali attraverso lo sviluppo eco-sostenibile rappresenta la più valida strategia per favorire la permanenza delle attività agricole nelle zone svantaggiate, valorizzando anche le identità territoriali e garantendo la conservazione del patrimonio ambientale. Soprattutto in quei territori rientranti nelle aree ad alto valore naturalistico. L’importanza della tutela e della salvaguardia dei TGA risiede nella loro capacità di produrre, rispetto a razze e specie cosmopolite, in ambienti difficili utilizzando in maniera ottimale le risorse endogene del territorio.
La presentazione sarà aperta dai saluti di Gaetano Oliva direttore del Dipartimento di Medicina Veterinaria e Produzioni Animali. Previsti gli interventi di Angelantonio Giardiello funzionario della Regione Campania responsabile provinciale per la Misura 16.5.1; del professor Vincenzo Peretti Responsabile Tecnico Scientifico del progetto collettivo. Dell’agronomo Giuseppe Russo presidente dell’Associazione Agricoltori per l’Ambiente e di Michele Buonomo Legambiente Campania Onlus. Modera il giornalista Roberto Esse direttore La Gazzetta dei Sapori.
Nel corso della giornata saranno illustrati anche i benefici del recupero e della diffusione delle razze autoctone nei vari territori interessati dal progetto a cominciare dalla conservazione del germoplasma autoctono, senza il quale si perderebbe la capacità di adattamento alle mutevoli condizioni climatiche ed ambientali.
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