DA METROPOLIS DEL 20 LUGLIO
Sant’Anastasia. Da venti anni era costretto a versare cifre esorbitanti alla famiglia Coppola, prima al padre Domenico, e alla morte di questo, ai figli Luigi e Arturo. Per un costruttore di Sant’Anastasia tutto era cominciato con un debito per il quale all’epoca aveva chiesto un prestito, ma poi nel corso del tempo i Coppola gli avevano elargito soldi “applicando tassi usurari variabili tra il 50 e il 400%”. Questa l’accusa mossa dalla Procura di Nola che ieri ha portato agli arresti domiciliari dei due imprenditori e al sequestro di loro appartamenti e quote societarie per un valore non inferiore a 15 milioni di euro. Ieri i militari della Compagnia della guardia di finanza di Casalnuovo (agli ordini del maggiore Antonio Antonucci) hanno dato esecuzione ad un’ordinanza cautelare nei confronti di Luigi Coppola, 57 anni ed il fratello Arturo, 52 anni, entrambi residenti a Sant’Anastasia ed oggi imprenditori nel settore dell’edilizia. Le indagini (coordinate dal Gruppo della Guardia di Finanza di Torre Annunziata e dalla procura) e svolte dai militari del Nucleo Mobile della Compagnia di Casalnuovo sono durate circa un anno, partite proprio , dalla denuncia del costruttore presentata presso la Procura dalla quale emergeva che la “Coppola Fineuro Sri”, la società gestita in passato dai Coppola e che era attiva nel settore dell’intermediazione finanziaria elargiva prestiti attraverso la modalità tipica del cambio assegni. “Tale prassi”, spiega in una nota il procuratore capo di Nola, Paolo Mancuso, “prevede che il soggetto in difficoltà economiche consegni assegni post datati ricevendo in cambio denaro contante in quantità inferiore rispetto al valore nominale del titolo perché decurtato dell’interesse applicato anticipatamente. Nel caso di specie, gli assegni portati per il cambio venivano decurtati del 50% del valore nominale con l’ulteriore imposizione che potessero essere incassati entro sei mesi o dodici in caso di cambiali. Qualora allo scadere del termine il titolo non fosse stato onorato, i Coppola imponevano il pagamento dell’intera somma nominale più le spese legali, fermi restando gli interessi applicati anticipatamente”. Negli anni il teatro degli accordi tra la vittima e i Coppola è sempre stato l’ufficio della finanziaria situata a Sant’Anastasia che era gestita in passato dal padre, conosciuto da tutti in città con il soprannome di “Mimì o’ sciop”, ma i finanzieri hanno accertato che non risultava stipulato nessun contratto di finanziamento tra le parti, un’ulteriore conferma secondo gli inquirenti dell’illiceità degli accordi. L’opera dei militari del maggiore Antonucci ha consentito di ricostruire la totalità dei rapporti di debito e credito che negli anni sono intercorsi tra il costruttore e la finanziaria facendo emergere con chiarezza la sproporzione, nell’arco di un ventennio, tra quanto è stato ricevuto a titolo di prestito e quanto è stato restituito a causa degli esorbitanti interessi applicati. La vittima avrebbe dato ai Coppola diversi milioni di euro nel corso del tempo, e fu anche “protestato” proprio a seguito di un ritardo nella copertura di assegni dati agli usurai. Un particolare che per la Procura indica “la determinazione criminale” dei Coppola. L’essere protestato ha, infatti, comportato al costruttore l’impossibilità ad ottenere denaro rivolgendosi “al circuito bancario legale e, quindi, condanna a subire le imposizioni dei Coppola. Per far fronte agli impegni, l’imprenditore ha dovuto mettere in vendita buona parte del suo patrimonio immobiliare”. Gli arresti compiuti negli ultimi anni a tutela di vittime dell’usura ha dato ancora una volta coraggio ad un imprenditore che ha scelto di uscire da un tunnel che durava da un’eternità. “La brillante operazione”, ha chiosato Mancuso, “conclusa testimonia il costante impegno e della Guardia di Finanza e di questa Autorità Giudiziaria nella repressione del reato di usura e in generale, nell’attività di contrasto all’illegalità nel settore economico-finanziario”.
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