Riceviamo una lettera che di seguito pubblichiamo
Direttore,
in qualità di Presidente del Consiglio del Comune di Sant’Anastasia, sento forte il dovere Istituzionale di chiarire alcune importanti questioni che hanno caratterizzato i lavori dell’ultima Assise cittadina e non solo. Mi corre l’obbligo, dopo una sottile strumentalizzazione perpetrata da partiti e singoli soggetti politici, di dare i dovuti chiarimenti alla nostra Comunità, onde evitare una distorta e parziale informazione.
Rispettando il ruolo di terzietà che mi è stato affidato e altresì volendo garantire quel principio di correttezza umana che mai deve venire meno, mi limiterò, senza invettive personalistiche né pleonastiche, a condurre una breve, quanto utile, ricostruzione dei fatti, senza però esimermi dall’evidenziare, nei modi e nel rispetto dovuto, i punti critici che stentano a far decollare il dialogo in Consiglio Comunale.
Andiamo con ordine. Sono mesi, ormai meglio dire anni, che l’opposizione, ed in particolare quella rappresentata dal Partito Democratico, cerca e mi permetto di dire invano, uno scontro “personale”, finalizzato a guidare il dibattito politico in un terreno poco nobile e per nulla funzionale alle esigenze della collettività. Ad ogni Assise, ormai è routine, vengo accusato in ogni modo e questo non è uno spettacolo confortevole, anche in virtù del fatto che ho sempre dato ampio spazio alle tesi dell’opposizione, anche quando queste strabordavano rispetto all’ordine del giorno posto. Ritenevo che fosse giusto farlo. Ho troppo rispetto del Luogo deputato ad accogliere i consiglieri eletti dal popolo ed ho sempre creduto che in quella sede ognuno avesse il diritto di parlare, argomentare, proporre e formulare critiche. Qualcuno mi ha fatto cambiare idea. Da qualche Consiglio mi sono promesso di far rispettare, rigorosamente e senza indulgenze, il Regolamento Comunale per le discussioni in Consiglio, evitando quindi una puerile rappresentazione della politica e degli uomini, che si materializzava ad ogni convocazione.
In questi due anni e mezzo, ovvero da quando il sindaco Carmine Esposito ha vinto le elezioni, ne abbiamo viste e subite di tutti i colori. Un accanimento terapeutico, non solo contro il Primo Cittadino ma contro ogni singolo rappresentate di questa Amministrazione. Personalmente pensavo di aver visto abbastanza e già tanto, ma purtroppo mi sbagliavo. L’ultimo Consiglio Comunale, che nella fattispecie si limitava a disquisire le interrogazioni poste nella passata Assise, ha visto e superato ogni limite. Ai miei occhi è apparsa un’indecenza. Da cittadino, prim’ancora che da Presidente di quel Civico Consesso, ho provato imbarazzo e vergogna, oltre che un stato di disagio verso una natura concettuale che è lontana anni luce dalla mia forma mentis.
Ecco i fatti. Sin dalle battute inziali, è apparso evidente che ad alcuni membri dell’opposizione i quesiti posti all’ordine del giorno interessavano poco o nulla. L’obiettivo, mal celato, era un altro. Lo stesso di sempre, ormai noto. Ovvero quello di punzecchiare ad ogni piè sospinto il sindaco e quando l’effetto sortito non è quello sperato, con una turnazione poco civile, assessori e consiglieri. In scena è andato il solito copione, con tanto di regia per nulla occulta. Invettive, accuse sibilline ed esplicite, offese personali, politiche e professionali. Vittime di questa per nulla gratificante esibizione, tutti quelli che hanno cercato di placare la funesta ira del capogruppo PD. Lo scrivente, ad esempio, è stato accusato di “non saper fare il proprio ruolo” e di “essere imparziale e scorretto”; L’assessore Graziani di essere “un fallito sia come politico che come uomo oltre che come amministratore e come professionista”; Il consigliere Manfellotto di essere un “intollerante e razzista”; Il consigliere Mario Gifuni, e la mia dignità intellettuale mi mette l’obbligo di non trascrivere le bassezze esplicitate, è stato offeso con meschinità e senza pudore sempre da colui che si prefigge di essere guida politica di un movimento; Il sindaco, dal canto suo, che non è certo secondo a nessuno per temperamento, è stato insultato in ogni modo: di essere un “fallito come medico”, è l’unica offesa che mi sento di rappresentare. Per le altre, sibilline, provo vergogna.
Il coupe de theatre, ovvero il punto più basso forse di sempre nella storia politica anastasiana, si è concretizzato sul finire del Consiglio, quando ci apprestavano a discutere le ultime due interrogazioni. Avendo fallito nell’intento di far venir fuori il lato “debole” di ognuno, il capogruppo del Partito Democratico ha ben pensato di inveire contro i cittadini presenti, “invitando” uno di questi, con toni ed atteggiamenti degni del più becero troglodismo, ad entrare nell’Assise e “sempre se ne avesse avuto il coraggio” a “provare a ridere sotto la cinghia dei suoi pantaloni”, mimando un irripetibile gesto. Cose fuori dal normale, mi auguro che converrete con me.
Per nota di cronaca: il Consiglio non è stato mai completato. Appurato il fallimento dell’azione, il capogruppo PD ha rinunciato alle interrogazioni, bloccando la discussione. Forse il nostro presagio è risultato fondato. Di quelle interrogazioni interessava poco o nulla. Ad alimentare il “peggior momento” c’hanno pensato i partiti e loro comunicati stampa. Il Partito Democratico ed Il Popolo della Libertà hanno diramato due note, simile nella metodologia di aggressione, che hanno certificato la più totale cattiva fede. I primi, mettendo in moto una fantasia sublime, hanno addirittura scritto che l’assessore Graziani ha definito “immodificabile la Zona Rossa”. Non hanno la percezione del limite. Cose dell’altro mondo e mi fermo qui, nonostante ci sarebbe tanto da dire ancora.
L’augurio, mio e dell’intera squadra di governo, sindaco compreso, è quello che si possa mettere un freno a questo pesante clima che imbarbarisce la politica e rende gli uomini schiavi di un’ossessione.
Comunico, infine, nell’intento di salvaguardare la politica, il paese e tutti i cittadini, che riteniamo fondamentale portare all’attenzione degli Organi preposti le nostre istanze, al fine di evitare che vergogne del genere possano ripresentarsi a scapito della Comunità e della sua ambizione di sviluppo.
Il Presidente del Consiglio
Raffaele Abete
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