Sant’Anastasia. Immenso il patrimonio artistico – culturale custodito al Santuario di Madonna dell’Arco, “ex voto” che raccontano la fede di un popolo devoto alla arcana effige e che oggi rappresentano una fonte antropologica dal valore inestimabile. Un “fil rouge” che lega la cultura popolare e la religione cattolica. Un confine sottile, quindi, sul quale in equilibrio da secoli camminano storicismo e religione. A dedicare un libro agli ex voto donati al Santuario mariano ai piedi del Somma: il priore Gianpaolo Pagano, che giovedì 27 giugno presenterà “Bibbia e doni votivi a confronto. Il caso di Madonna dell’Arco”.
Ex voto della Madonna dell’Arco, l’ultimo libro di padre Gianpaolo
Il rettore del Santuario e autore del libro ha risposto ad alcune nostre domande.
Devozione ed ex voto, da religioso spiega qual è il confine tra cultura antropologica e cattolicesimo?
Il cristianesimo è la religione dell’incontro tra l’umano e il divino, dunque per noi cattolici non si può parlare di Dio senza parlare dell’uomo, né è possibile una concezione dell’uomo distaccata da Dio. Ritengo che lo studio antropologico dell’ex voto necessariamente debba aprirsi alla considerazione della dimensione spirituale dell’offerente.
Ernesto De Martino sosteneva che per la cultura popolare la magia fosse indispensabile per “esserci nel mondo” . Non crede che negli anni i fedeli hanno cercato questo alla Madonna dell’Arco? Hanno chiesto “miracoli” allo scopo di ristabilire il proprio equilibrio fisico e spirituale destabilizzato dagli eventi; creando, in questo modo, una sorta di “mondo magico” intorno al culto dell’immagine mariana, solo ed esclusivamente per la pura paura di non esistere?
Se consideriamo la magia in rapporto ai miracoli è chiaro che siamo molto distanti dalla fede cristiana, perché la salute richiesta sembra dipendere più da sortilegi e cose del genere che dalla potenza e dalla sapienza di Dio. È vero che il popolo si lascia spesso ingannare quando è nella sofferenza, ma se la devozione alla Madonna è ancora così forte oggi nel cattolicesimo, credo che questo non sia spiegabile solo con il bisogno di affidarsi a un potere magico. Nel rapporto che si instaura secondo la fede cristiana tra i figli e la Madre, si costruisce qualcosa di molto più solido e maturo di quanto il non credente o lo scettico possa immaginare.
Nel suo ultimo libro c’è il contributo del neuropsichiatra Luigi De Simone, uomo di scienza e anche di fede. Quanto è importante delineare l’aspetto psicologico di una persona che attende un “miracolo” per respingere o risolvere un problema medico-scientifico?
Con il dottore De Simone ho spesso lavorato a braccetto per cercare una sintesi tra le dinamiche interiori, psicologiche, affettive dell’uomo e la sua dimensione spirituale. I miracoli dei Vangeli, come i miracoli dei nostri giorni, ci parlano sì dell’intervento di Dio ma anche e soprattutto della disponibilità dell’uomo di leggere se stesso, i suoi bisogni, i suoi desideri e di aprirsi al vero miracolo che é quello di diventare davvero una persona libera.
Il culto popolare qui è forte e imponente, più di qualsiasi altro posto in Campania. Come gestisce e affronta, da priore, questo potente fervore devozionale?
A me é chiesto più che di gestire di promuovere, di dare spazio a tutti e orientare al Vangelo. Certamente non è possibile ascoltare tutti senza offrire un modello e un riferimento superiore. Per non appiattirsi e non ridurre tutto su un piano sociologico orizzontale, si avverte l’esigenza di proporre qualcosa di più alto e coinvolgente. Solo così la devozione non rischia l’involuzione di diventare devozionismo.
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