giovedì 19 Settembre 2024
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Roghi tossici: ma perché non utilizzare l’esercito?

L’incontro di giovedì in Prefettura ha confermato i nostri sospetti: non esiste la volontà degli organi di governo di questa Regione di risolvere in maniera drastica e decisa la questione dei roghi di rifiuti industriali nelle nostre campagne.

Il Prefetto ha bacchettato i sindaci, i sindaci hanno lamentato mancanza di fondi, le forze dell’Ordine scarseggiano e sono mal pagate, di volontari e guardie ambientali manco a parlarne. La questione, a mio avviso, è dunque la prevenzione. “Prevenire è meglio che curare”, mi hanno insegnato.

E la prevenzione di questo fenomeno criminale si fa con il pattugliamento delle periferie e con i controlli nelle aziende che producono scorie e materiale di scarto. Perché, allora, non utilizzare l’esercito?

Per salvaguardare gli interessi della Fibe, il Governo dichiarò l’inceneritore di Acerra e gli Stir di Tufino, Giugliano e Caivano ‘siti militari strategici di interesse nazionale’!
E spendiamo da anni 1 milione di euro al mese per presidiare col Battaglione ‘Garibaldi’ l’impianto di incenerimento più grande del Sud.

La cosa paradossale (per non dire ‘schizofrenica’) è che le pattuglie militari che stanziano di fronte al mostro acerrano non sono tenute a pattugliare le piramidi di ecoballe che si trovano alle loro spalle nelle piazzole gestite dalla Provincia di Napoli. Per cui quando scoppia un incendio (e siamo a due…) i militari non muovono un dito. Non sono tenuti a muoverlo.

Arrivano i pompieri. Vergognoso! Il fronte di lotta civica che i movimenti ambientalisti ed eco-culturali hanno costruito negli anni ora è compatto: chiedono controlli satellitari, inasprimento delle pene per gli imbecilli ‘fuochisti’ e una ‘cabina di regia’ prefettizia per coordinare il controllo del territorio e prevenire gli incendi.

La quantità di diossina sprigionata da ognuno di essi (quasi otto al giorno da anni!!) ha effetti terrificanti a medio-lungo termine sulla salute umana. E qui stiamo ancora a discutere su chi deve controllare cosa e dove.

Con i sindaci che piangono miseria e si difendono e con le forze dell’ordine che lamentano carenze di uomini e mezzi. Ecco perché un intervento militare, sia pur limitato nei siti maggiormente interessati alle pratiche sistematiche di roghi, si rende ancor più necessario.

Abbiamo 45 giorni per verificare se le promesse e i buoni intenti delle autorità si faranno concreti. Intanto è partita la raccolta firme per l’esposto-denuncia ai sindaci dei comuni ‘appestati’ dai fumi. Ci aspettiamo grande partecipazione. E buoni auspici.

Gennaro Esposito *Membro Direttivo Isde – Medici per l’Ambiente Campania

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