Somma Vesuviana. Scappare dal Vesuvio in eruzione e finire in una zona altamente sismica. E’ il paradosso in cui potrebbero trovarsi gli abitanti di Somma Vesuviana, nel malaugurato caso in cui il vulcano dovesse decidere di svegliarsi. Secondo il Piano di evacuazione della protezione civile, infatti, la città ai piedi del monte Somma è gemellata con Avezzano, in provincia de L’Aquila, una delle terre colpite dal terribile sisma del 6 aprile scorso. In pratica, i sommesi in caso di eruzione dovrebbero essere trasportati proprio in Abruzzo. Una situazione che, alla luce di quanto accaduto negli ultimi giorni, delle polemiche nate anche riguardo gli errori nei soccorsi, appare surreale. Assurdo pensare che chi fugge dai lapilli e dai gas che invaderanno Somma Vesuviana in caso di scoppio del Vesuvio si debba trovare poi ad affrontare un’emergenza sismica nella città che dovrebbe accoglierli. Un paradosso che fu evidenziato già dieci anni fa, quando 500 cittadini sommesi presero parte al progetto “Vesuvio 99” in base al quale domenica 21 novembre 1999 i volontari scelti per l’occasione si radunarono in due punti della città, in piazza Trivio e via Pigno e salirono a bordo di 14 pullman messi a disposizione dalle ferrovie dello stato, a seguirli ambulanze, mezzi dei vigili del fuoco e della stessa protezione civile. Più che assomigliare ad un’evacuazione fu molto più simile ad una gita fuori porta con tanto di tammorriate e prodotti tipici. Nonostante il risultato del progetto, il segretario della protezione civile di allora, Franco Barberi, all’indomani dell’esercitazione lanciò un appello ai sindaci della zona vesuviana, sottolineando: “La necessità di dotare al più presto i Comuni di vostra competenza di Piani di Viabilità. Sebbene non ci sia alcun pericolo per il momento, la storia antica e recente del famoso vulcano suggerisce di impegnarsi come non mai in un’intensa attività di strettissimo controllo scientifico ed analitico giornaliero, per essere pronti a qualsiasi evenienza”. Eppure da allora sono trascorsi dieci anni, un vero Piano fattibile non c’è. E’ stato aggiornato nel 2005 e, secondo le nuove modifiche, i tempi di evacuazione passerebbero da sette a tre giorni, e le famiglie avrebbero la possibilità di utilizzare i loro mezzi privati per allontanarsi, con l’obbligo di utilizzare percorsi stabiliti, prevista inoltre una prima tappa fuori della zona rossa (con accoglienza in alberghi e altre strutture fisse) prima della sistemazione definitiva degli sfollati presso parenti o nei Comuni gemellati. Somma Vesuviana, poi, sarebbe anche l’unico Comune dei 18 dell’area rossa destinato in Abruzzo, già allora furono gli stessi abruzzesi ad allarmare chi prese parte all’evacuazione simulata, dicendo: “Che ci venite a fare qui? Avezzano è già stata distrutta dal terremoto”. Era il 1915 ed una scossa alle 7,48 del mattino costò alla cittadina abruzzese 9238 vite. E i tragici fatti degli ultimi giorni gli hanno dato, purtroppo, ragione.
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