Il gruppo barrese è alla sua seconda partecipazione alla manifestazione che si tiene al teatro auditorium di Saviano sotto l’attenta organizzazione del ‘patron’ Giovanni Palladoro, che si mostra ampiamente soddisfatto per i risultati conseguiti finora.
“I nostri obiettivi si sono tutti concretizzati nella messa in scena delle sei precedenti opere, tutte di ottima fattura nella loro diversità”, commenta il gestore dell’importante struttura savianese. “Volevamo mostrare degli spettacoli di buon livello e ci siamo riusciti in pieno. Ci eravamo prefissati di accogliere tanti appassionati, ed il teatro ogni volta fa registrare il pienone, a testimonianza che ancora una volta abbiamo riscontrato il favore della gente, e non solo savianese. Quello che consideriamo un ‘momento di aggregazione’ ci sta dando tanto divertimento. Per questo siamo contenti, a maggior ragione perché ci cimentiamo nella componente culturale, nella fattispecie l’arte teatrale che dagli albori della civiltà appassiona le grandi masse con quel fascino particolare che solo il contatto diretto pubblico/attori può dare. E noi – conclude il direttore – siamo orgogliosi di aggiungere un piccolo tassello operando nel sociale con impegno e dedizione”.
Tornando alla rappresentazione di sabato prossimo, precisiamo che la vicenda si snoda in tre atti secondo la ‘formula scarpettiana’ dove si verificano meccanismi che determinano impulsi spettacolari che danno vita alla narrazione che si sviluppa in sfaccettature varie, tipiche del popolo napoletano, fino ad inquadrarsi ad arte nell’intera vicenda, nello scorrere degli avvenimenti ottimamente orchestrati.
In realtà questo tipo di teatro ha lo scopo principale di far ridere lo spettatore che, tornando a casa, dovrà comunque fare i conti con la ‘sua’ realtà. Ed è così che la ‘realtà teatrale’ deve essere considerata consolatoria e gioviale, lasciando tutti contenti, rilassati e spensierati non solo durante la recita, bensì ogni qualvolta il pensiero va a quelle situazioni esilaranti costruite a regola d’arte. Insomma, nel paradosso, a volte nel miracolo ed altre nell’accomodamento che sfocia nella rassegnazione umana, come nella ‘nostra’ vicenda narrata è ambientata a Napoli, bisogna trovare quell’attimo di gradimento che non duri lo spazio di una sera!
La trama ci racconta del giovane ‘Ciccillo’ trapiantatosi da anni a Napoli vivendo delle rendite del ricco zio Felice Sciosciammocca che lo finanzia nella speranza che questi completi gli studi in medicina. Ma, ad una visita senza preavviso dello zio e famiglia, non sapendo cosa inventarsi per giustificare la sua ‘dorata vacanza’, Ciccillo s’inventa direttore di un manicomio dove la fantasia, l’illusione e la finzione scenica rischiano di prendere il sopravvento sulla realtà. Il finale ‘machiavellico’ si specchia nelle tematiche care a Scarpetta, ma non per questo è meno interessante.
Della commedia esiste una versione cinematografica con Totò interprete principale.
Le foto sono riferite ai momenti delle opere andate già in scena nelle sei precedenti rappresentazioni.
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