AFRAGOLA. Racket delle estorsioni. Una colletta, “E’ per sostenere i carcerati”. E si presentavano agli imprenditori per estorcere così il “pizzo”. Oltre 12mila euro erano le richieste estorsive ad un commerciante: arrestati tre uomini che agivano in nome e per conto del clan Moccia.
Una colletta? No, è racket. Racket delle estorsioni. Quello che in gergo viene chiamato “pizzo”, quell'”offerta” – estorsiva e dalla quale non ci si può esimere – cui spesso gli imprenditori devono loro malgrado sottostare. Viene presentata come una colletta, quindi, ma è una vera e proprio estorsione, tant’è che i camorristi o presunti tali, aggiungono la frase: “Per stare tranquilli. Per continuare a lavorare”. Così agivano tre estorsori – ritenuti vicini al clan Moccia – nei confronti di diversi imprenditori di Afragola. Questi, in nome e per conto del gruppo camorristico locale, quindi, chiedevano una “colletta” ai commercianti, “E’ per sostenere i carcerati”, aggiungevano.
Nel mirino degli estorsori, c’erano soprattutto grossi imprenditori locali ed è proprio quando ad uno di questi ultimi, è giunta una richiesta di oltre 12mila euro – 12.500 euro – da versare in un solo mese, che la vittima ha deciso di sporgere denuncia ai carabinieri raccontando della tentata estorsione nei suoi confronti. Dalla denuncia sono così partite le indagini da parte dei carabinieri del nucleo investigativo di Castello di Cisterna. Indagini conclusesi ieri con un blitz all’alba: in manette sono finiti tre uomini, sottoposti a fermo di polizia giudiziaria emesso dalla Dda di Napoli. Si tratta di:
- Antonio Puzio, 33 anni,
- Antonio Cinquegrana, 40 anni,
- Alessandro Iovinella, 40 anni.
Con i carabinieri del Nucleo investigativo di Castello di Cisterna, hanno collaborato le Compagnie di Casoria, di Castello di Cisterna e dell’elinucleo di Pontecagnano. I tre uomini fermati sono sono ritenuti responsabili di tentata estorsione aggravata da finalità mafiose ai danni dei titolari di un ingrosso di frutta e verdura. Le indagini hanno portato alla luce le “continue minacce” ricevuto nell’arco dell’ultimo mese, volte a ottenere il pagamento di 12.500 euro, per continuare a portare avanti tranquillamente l’attività, oltre che per “sostenere i carcerati” e le loro famiglie.
Nel corso del blitz sono state eseguite anche perquisizioni nelle abitazioni dei fermati. In particolare nella casa di Alessandro Iovinella, i militari dell’arma hanno trovato e sequestrato una semiautomatica di fabbricazione slava con matricola abrasa e 4 cartucce nel serbatoio.
Convalidato il fermo per tutti e tre da parte del gip di Napoli, gli arrestati sono stati trasferiti nel carcere di Secondigliano.
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