Somma Vesuviana. Si erano presentati dal titolare di una ditta di calcestruzzi a chiedere la tangente. Una somma di denaro che sarebbe servita all’uomo per continuare “in tranquillità” il proprio lavoro., ma non avevano fatto i conti con il coraggio dell’imprenditore che li ha denunciati ai carabinieri, così alla seconda visita sono stati bloccati dai militari della locale stazione (agli ordini del maresciallo Raimondo Semprevivo) Fermati per tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso sono stati bloccati Tonino Di Lernio, 29 anni, di San Giorgio a Cremano, ma residente e a Somma Vesuviana e pluripregiudicato, così come il suo complice Carmine Bosso (nella foto), 43 anni, residente a Napoli nel quartiere Barra. I due sono considerati dagli inquirenti affiliati al clan camorristico dei “Sarno” e poi vicini ai “Cuccaro-Aprea” di Barra, ma operante anche nei paesi vesuviani. A far finire i due in manette l’attenta indagini condotta dagli uomini dell’Arma (coordinati dal comandante della Compagnia di Castello di Cisterna, Orazio Ianniello). La sera del 2 dicembre Di lernio e Bosso si erano recati dall’imprenditore, 68enne, per chiedergli una somma di denaro, non quantificata, e spiegandogli che erano lì a nome del clan che se avesse voluto lavorare senza ulteriori problemi avrebbe fatto bene a pagare e che per questo sarebbero passati a ritirare la cifra il 7 dicembre.
Ma l’uomo non si è lasciato intimorire ed ha avvertito le forze dell’ordine che hanno preparato la trappola. Nella tarda serata di lunedì, infatti, i due sono nuovamente tornati nell’azienda gestita dal costruttore per ritirare la somma. L’imprenditore non c’era, e nell’uscire i due si sono trovati i carabinieri che li hanno bloccati. Le indagini, però, non sono del tutto concluse. Nei prossimi giorni potrebbero esserci ulteriori risvolti.
A quanto sembra, infatti, Di Lernio e Bosso non si erano limitati a “visitare” soltanto l’imprenditore edile, ma avevano fatto la stessa richiesta estorsiva in altre attività commerciali. In quel caso, però gli era andata bene e i negozianti avevano pagato senza discutere. Il coraggio dell’imprenditore e l’attenta indagini degli uomini di Ianniello ha portato invece all’importante arresto e i due sono ora nel carcere di Poggioreale.
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