SOMMA VESUVIANA. Comincerà il prossimo 13 gennaio davanti al giudice di Pace di Sant’Anastasia il processo per 7 tra dirigenti ed ex dirigenti del Partito Democratico di Somma Vesuviana, rispondo di diffamazione in concorso.
I fatti risalgono al maggio del 2011 e vittima del reato è il consigliere comunale Crescenzo De Falco, già all’epoca iscritto al partito. Nei giorni scorsi è stato notificato ai sette dirigenti di allora (il segretario Pietro Allocca, Massimiliano Martone. Maria Gabriella Esposito, Valentina Raia, Mario Coppola, Maurizio De Nino, Vincenza Alaia) il decreto di citazione a giudizio che gli comunica infatti che sono state concluse le indagini preliminari relative al procedimento penale in questione e fissa l’udienza per il 13 gennaio 2015 alle ore 9. I sette rispondono, appunto, di diffamazione in concorso. Il pm Rita Punzo ha accertato che, mediante comunicazione scritta, offendevano la reputazione di Crescenzo De Falco affermando “di avere pubblicato manifesti col simbolo del Pd senza autorizzazione del partito, di non aver rispettato dei percorsi decisionali partecipati e trasparenti, aver diffuso materiale riservato, di avere falsificato la firma del segretario”.
Una storia cominciata appunto tre anni fa. Allora il Comune di Somma era al centro di gravi polemiche scatenate dall’accusa nei confronti dell’ex sindaco Raffaele Allocca di aver ottenuto voti in cambio di promesse di lavoro. In quei giorni uscì un manifesto dal titolo “Voti comprati” proprio contro Allocca e firmato “NOI militanti di base”. Un manifesto che non piacque al primo cittadino che minacciò di querelare il segretario dei Democratici Pietro Allocca, quest’ultimo allora decise di scusarsi con il sindaco e dichiarò di non essere l’autore del manifesto. Il 18 maggio del 2011 per chiarire la vicenda fu convocata una riunione di segreteria nella quale i componenti decisero di sospendere Crescenzo De Falco, considerato l’autore del manifesto, ma si andò oltre, stabilirono di chiedere all’organo di garanzia provinciale dei Democratici di “cacciare” De Falco in base “all’articolo 13 comma 3 del regolamento che disciplina le sanzioni derivanti dalla violazione delle norme dello Statuto e del codice etico”. Il 9 ed il 22 giugno successivi si tennero nella sezione del Pd due “infuocati” direttivi cittadini nel corso dei quali viene confermata l’accusa a De Falco. Per la segreteria non vi era dubbio: De Falco era l’autore dei manifesti e soprattutto era stato lui a falsificare alla Geset la firma di Pietro Allocca sulla ricevuta di pagamento della tassa d’affissione del manifesto incriminato. Per questa ragione il consigliere comunale querelò, oltre a Pietro Allocca, l’intera segreteria: Massimiliano Martone, Maria Gabriella Esposito, Valentina Raia, Mario Coppola, Maurizio De Nino e Vincenza Alaia oggi imputati del procedimento che comincerà tra 4 mesi. Per quelle scelte e dichiarazioni avventate De Falco, oggi consigliere comunale del Pd, fu sospeso dal partito e poi reintegrato. Accuse diffamatorie che hanno dato adito, negli ultimi mesi, a qualche movimento politico di speculare sulla questione per tentare di accusarlo di episodi simili. Una prima vittoria è arrivata, il pm ha stabilito che le sue accuse sono fondate e a gennaio davanti al giudice l’evolversi della vicenda.
Sostieni la Provinciaonline
Il nostro giornale è libero da influenze commerciali e politiche e così vogliamo restare. Voi con il vostro piccolo aiuto economico ci permettete di mantenere la nostra indipendenza e libertà. Un piccolo o grande aiuto che permetterà alla Provinciaonline di continuare ad informarvi su quello che tanti non vogliono dirvi. Clicca qui e aiutaci ad informare ⬇️.