domenica 24 Novembre 2024
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Pretty Yende al San Carlo per un recital di Belcanto

Napoli. Pretty Yende, soprano di origine sudafricana considerata tra le più grandi voci a livello internazionale, torna al Teatro di San Carlo sabato 12 marzo alle ore 20 dopo il grande successo del concerto dello scorso luglio.
Accompagnata al pianoforte da Michele D’Elia, la Yende eseguirà un programma belcantistico che spazia dalle arie da camera, alle grandi arie operistiche di Vincenzo Bellini, Gaetano Donizetti, Gioachino Rossini, Franz Listz.
In locandina anche un brano di Jules Massenet, “Méditation religieuse” da Thäis per pianoforte solo.

Tra le stelle più brillanti della musica classica a livello internazionale, Pretty Yende si è esibita in tutti i maggiori teatri del mondo, come Royal Opera House, Covent Garden di Londra, Opéra di Parigi, Metropolitan Opera di New York, Teatro alla Scala di Milano, Deutsche Oper di e Staatsoper di Berlino, Bayerische Staatsoper a Monaco, Opernhaus di Zurigo, Gran Teatre del Liceu di Barcellona, Wiener Staatsoper e molti altri.

Dalla guida all’ascolto del programma di sala
di Sergio Ragni
Un recital è il biglietto di visita di un artista. E’ il biglietto di presentazione delle sue prerogative vocali e delle sue scelte interpretative. Il programma proposto da Pretty Yende ci indica chiaramente che la linea sulla quale preferisce muoversi è quella del belcanto italiano.
Il soprano si propone come continuatrice di una tradizione consolidata, basata su quelli che possiamo definire classici della letteratura musicale ottocentesca italiana. Rossini, Bellini e Donizetti sono gli autori che ha maggiormente eseguito e nei quali la sua vocalità spazia con spavalda sicurezza virtuosistica.
Non a caso, accompagnata dal pianoforte, Pretty Yende passa con grande disinvoltura e senza soluzione di continuità dalle ariette da camera, apparentemente di più facile esecuzione, alle grandi e molto impegnative arie operistiche.
Bellini è autore di circa 35 romanze o ariette da camera
“Vanne o rosa fortunata” è la seconda di una serie di Sei ariette per camera dedicate alla esimia dilettante la Sig.a Marianna Pollini, La raccolta fu pubblicata da Ricordi nel 1829.
L’arietta potrebbe essere presa ad esempio dell’adattabilità di una stessa musica alle più disparate o contrastanti situazioni drammatiche.
Un altro motivo celeberrimo compare nella romanza La ricordanza. Ma qui più che un richiamo possiamo individuare quasi una prima stesura di uno dei momenti più toccanti dell’ultima partitura di Bellini.
Prima di comporre I puritani, costretto a dover rinunciare alla collaborazione di Felice Romani, Bellini volle provarsi a comporre su versi del poeta Carlo Pepoli, destinato a fornirgli l’ultimo suo libretto. Secondo quanto riporta Cicconetti nella sua Vita di Vincenzo Bellini, il compositore avrebbe messo in musica quattro sonetti di Pepoli L’amore, La malinconia, La ricordanza, La speranza e l’ode saffica Alla luna. Delle cinque composizioni sembra che sia sopravvissuta solo La ricordanza il cui autografo, oggi alla Library of Congress di Washington, è siglato e datato da Bellini 14 aprile 1834. Nel canto malinconico e nostalgico di Elvira, nella sua grande scena nei Puritani, la pagina troverà la sua più giusta collocazione.
Compositore tra i più prolifici Gaetano Donizetti, genio poliedrico e irrefrenabile nelle sue passioni, è autore di 74 opere ma anche di una profusione quasi incalcolabile di composizioni strumentali, cameristiche e di musica sacra. I soli brani per voce e pianoforte raggiungono il numero di 270. Tra le ariette più conosciute La conocchia fu pubblicata a Napoli nel 1836 dall’editore Girard nella raccolta dal titolo Nuits d’été à Pausillipe. L’arietta, in dialetto napoletano, “Quann’ a lo bello mio voglio parlare”, è dedicata da Donizetti all’amico Luigi Lablache, celeberrimo basso napoletano d’origine francese, che a Napoli possedeva, proprio a Posillipo, una villa sontuosa, dal panorama spettacolare, nella quale dobbiamo supporre Donizetti fosse spesso ospite.
Anche L’amor funesto deve risalire al periodo della permanenza di Donizetti a Napoli. Con questa romanza, una delle più belle uscite dalla penna del bergamasco, ci troviamo di fronte a una grande ispirazione, degna di una grande aria da finale tragico, di cui Donizetti fu maestro.
Linda di Chamounix è la sessantanovesima opera del catalogo di Donizetti. Fu scritta su libretto di Gaetano Rossi e rappresentata per la prima volta a Vienna al Teatro di Porta Carinzia il 19 maggio 1842. Linda ottenne un entusiastico successo che valse a Donizetti la nomina a maestro di cappella e di corte. La prima edizione dell’opera, della quale fu protagonista il celebre soprano Eugenia Tadolini, non prevedeva l’aria divenuta in seguito la più celebre dell’opera. “O luce di quest’anima” fu infatti scritta per Fanny Tacchinardi Persiani, a suo tempo prima interprete di Lucia di Lammermoor, e inserita per la prima volta nell’edizione dell’opera andata in scena al Théâtre Italien di Parigi il 17 novembre 1842.
La promessa è una delle ariette più conosciute ed eseguite del repertorio cameristico di Rossini. E’ la prima dell’album Soirées musicales pubblicato a Parigi da Troupenas nel 1835. La raccolta costituì il primo ritorno alla ribalta, quanto meno editoriale, di Rossini, che nel 1829 dopo Guillaume Tell abbandonò la carriera teatrale.
“Partir, oh ciel! desio” è l’aria assegnata da Rossini alla Contessa di Folleville, che il libretto del Viaggio a Reims designa come “giovine vedova, piena di grazia e di brio, pazza per le mode”.
Franz Liszt fu spesso ospite a casa di Rossini e alcune sue composizioni furono eseguite per la prima volta proprio nel suo salotto. Liszt conosceva ed apprezzava la musica di Rossini, professandosi ammiratore non solo delle sue opere e della sua musica vocale ma anche della sua tarda produzione pianistica. Ebbe grande dimestichezza con le ariette da camera di Rossini tanto che trascrisse per pianoforte l’intero album delle Soirées musicales pubblicato a un solo anno di distanza dall’edizione originale di Rossini. Quando volle cimentarsi nelle liriche per voce e pianoforte seppe però emanciparsi dai modelli italiani. I tre sonetti del Petrarca risalgono agli anni 1838 e 1839, ovvero all’epoca del soggiorno di Liszt in Italia in compagnia dell’amata Marie d’Agoult. Liszt, quanto lei appassionato lettore di Dante e di Petrarca, mettendo in musica i tre sonetti sembra molto attento a riprodurre in musica gli ossimori della poesia petrarchesca.
La “Méditation religieuse” è pagina troppo nota per essere relegata alla sola esecuzione nel corso dell’opera di cui fa parte e che solo raramente viene rappresentata. Thais di Jules Massenet andò in scena per la prima volta all’Opéra di Parigi il 16 marzo 1894. La meditazione cui si contrappongono scene e balletti orgiastici permette alla protagonista dell’opera di redimersi dal peccato.
Al termine della Sonnambula Romani e Bellini decidono che sarà la stessa Amina a dimostrare la sua innocenza. Una scena del sonnambulismo per giunta sul tetto di un mulino, con tanto di ruota che gira vorticosamente, chiarirà la situazione e farà rientrare tutto nei ranghi ma soprattutto permetterà alla primadonna di dimostrare la sua bravura, prima nel canto patetico, quindi in quello virtuosistico. Un mazzolin di fiori, che dovrebbe essere ancora conservato nel museo del Conservatorio di San Pietro a Majella di Napoli, s’imbeve delle lacrime di Amina mentre ella canta, dormendo, “Ah! non credea mirarti sì presto estinto, o fiore”, musica di quasi incomparabile mestizia. Al risveglio le vengono restituiti gli affetti e Amina scioglie il suo canto di gioia a suon di trilli e picchettati. Signori! Questa è l’opera!

Teatro di San Carlo
sabato 12 marzo 2022, ore 20:00
PRETTY YENDE

Soprano PRETTY YENDE
Pianoforte MICHELE D’ELIA

Programma:
VINCENZO BELLINI
“Vanne, o rosa fortunata” “La ricordanza”
GAETANO DONIZETTI
“La conocchia”
“L’amor funesto”
“O luce di quest’anima” | da Linda di Chamounix
GIOACHINO ROSSINI
“La promessa” | da Les soirées musicales
“Partir, oh ciel! Desio” | da Il viaggio a Reims
FRANZ LISZT
Tre sonetti del Petrarca:
“Pace non trovo” | “Benedetto sia ’l giorno” | “I’ vidi in terra angelici costumi”
JULES MASSENET
“Méditation religieuse” | da Thäis per pianoforte solo
VINCENZO BELLINI
“Oh, se un volta sola… Ah! Non credea mirarti” | “Ah! Non giunge uman pensiero” | da La sonnambula

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