Se c’è un ruolo cruciale durante le elezioni, è quello del presidente di seggio. Incaricato di garantire che il processo elettorale si svolga senza intoppi e in conformità con la legge, il presidente di seggio ha una responsabilità enorme. Eppure, in Italia, il compenso per questo ruolo vitale, pur essendo stato aumentato quest’anno, rimane scandalosamente basso. E non va meglio per gli scrutatori e i segretari.
Quest’anno, il governo ha deciso di aumentare il compenso dei presidenti di seggio, portandolo a 138 euro nel caso dei comuni in cui si vota solo per le elezioni europee di 209,50 euro se c’è anche la scheda per il Sindaco. Un passo avanti, certo, ma che non risolve il problema. Se si considera che il presidente deve supervisionare l’intero processo di voto, garantire la correttezza dello scrutinio e risolvere eventuali problemi che sorgono, questo compenso appare ancora offensivo. Non solo per la quantità di lavoro svolto, ma anche per la responsabilità legale e morale che comporta.
Gli scrutatori e i segretari, che assistono il presidente di seggio e contribuiscono attivamente al corretto svolgimento delle operazioni di voto, ricevono un compenso ancora più basso. Per una impegno di lavoro che può durare fino a 40 ore, gli scrutatori ricevono circa 110,40 o 160 euro se con una o due schede. Questo si traduce in una paga oraria di circa 4 euro, una cifra irrisoria se si considera l’importanza del loro ruolo.
Guardiamo oltre i confini nazionali e il confronto diventa imbarazzante. In Spagna, il presidente di seggio riceve circa 70-100 euro per ogni giornata elettorale. Nel Regno Unito i presidenti di seggio guadagnano tra 200 e 300 sterline (circa 230-345 euro). A fronte di questi dati, il compenso italiano, anche con l’aumento, appare ancora misero e ingiustificato. E gli scrutatori, con la loro paga oraria irrisoria, non sono trattati meglio.
La disparità di trattamento è una vergogna nazionale. Come si può pretendere che i cittadini si assumano una tale responsabilità per un compenso così irrisorio? Questo squilibrio non solo mette in discussione l’equità del sistema, ma rischia anche di compromettere la qualità del processo elettorale stesso. Chi, infatti, sarebbe disposto a impegnarsi con la dovuta serietà per una somma così esigua? Tant’è vero che spesso i seggi rimangono sguarniti e c’è una corsa da parte degli uffici elettorali per trovare dei sostituti che vogliono svolgere questo ingrato oltre che malpagato compito.
È urgente una riforma che adegui il compenso dei presidenti di seggio e degli scrutatori italiani agli standard europei. Non si tratta solo di una questione di giustizia retributiva, ma di rispetto per chi dedica tempo ed energie a garantire la democrazia nel nostro paese. Un compenso dignitoso è il minimo che si possa offrire a chi svolge un ruolo così fondamentale.
I presidenti di seggio e gli scrutatori italiani meritano di più, almeno la paga minima oraria proposta dal PD, dai cinque stelle e dalla sinistra. L’aumento di quest’anno, sebbene apprezzabile, è solo un primo passo. Meritano un riconoscimento adeguato al loro impegno, alla loro responsabilità e alla loro dedizione. Continuare a ignorare questa realtà non è solo ingiusto, è un affronto alla dignità stessa del lavoro e alla nostra democrazia.
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